La Guardia di finanza ha sequestrato a Brancaleone un complesso turistico-residenziale del valore di 200 milioni di euro: si tratta di decine di ville realizzate su un ex terreno agricolo sul mare denominato “Gioiello del mare”, alla cui realizzazione sarebbero state interessate le cosche di ‘ndrangheta degli Aquino e dei Morabito.
Il cambio di destinazione d’uso del terreno sul quale è stato realizzato il complesso turistico-alberghiero sarebbe stato ottenuto, secondo quanto è emerso dalle indagini, grazie ad una variante dello strumento urbanistico comunale ritenuta illegittima.
Il sequestro è stato effettuato dal Comando provinciale di Reggio Calabria e dallo Scico di Roma delle Fiamme gialle, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale reggino su richiesta della Dda.
Cinque persone, tra imprenditori e pubblici funzionari, sono state denunciate in stato di libertà con l’accusa di abuso d’ufficio e falsità ideologica aggravati dalla finalità di agevolare l’attività della ‘ndrangheta, oltre che per reati paesaggistici ed urbanistici. Le indagini, coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, hanno portato ad accertare la realizzazione nella zona jonica reggina, parte della quale sottoposta a vincolo paesaggistico, di opere abusive di imponente portata a favore delle due cosche di ‘ndrangheta.
Tra le cinque persone denunciate c’è anche il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Brancaleone, l’architetto Carmelo Borrello, di 45 anni, responsabile del procedimento in base al quale è stato realizzato il complesso turistico. Il sequestro e le denunce di oggi rappresentano il seguito dell’operazione Metropolis che nel marzo del 2013 portò all’arresto di alcuni imprenditori collegati alle stesse cosche di ‘ndrangheta coinvolte nell’operazione odierna. Tra di loro, due, Antonio Cuppari, di 50 anni, e Domenico Vitale, di 40, sono tra i cinque denunciati di oggi. Le altre persone coinvolte sono gli imprenditori Antonio Toscano, di 43 anni, e Antonino Iriti, di 56.i.