Si è svolta stamani l’udienza del processo sull’alluvione di Messina e di altri comuni della zona ionica, che l’1 ottobre 2009 provocò la morte di 37 persone. Sono imputati 15 tra ex amministratori pubblici, dirigenti, tecnici e funzionari, tra loro anche l’ex sindaco della città dello Stretto Giuseppe Buzzanca, l’ex primo cittadino di Scaletta Zanclea Mario Briguglio, l’ex dirigente della protezione civile regionale Salvatore Cocina, l’ex commissario straordinario del Comune di Messina Gaspare Sinatra.
Il processo, che ha visto avvicendarsi quattro giudici, è ancora alle fasi iniziali e oggi è stato rinviato al prossimo 12 febbraio per le eccezioni della difesa del Comune di Messina e dell’avvocatura dello Stato. Delusione tra i parenti delle vittime e i loro legali.
L’avvocato Antonino Lo Presti, legale di Nino Lonia (che nella tragedia ha perso la moglie, i due figli e il suocero), ha sottolineato che “la maggior parte degli imputati vuole arrivare alla prescrizione e si sta cercando con un disegno preordinato di arrivare a questo. Anche le istituzioni hanno dimenticato queste persone”.
E Lonia aggiunge: “Voglio che questo processo abbia inizio, perché è stato sempre rinviato, ringrazio questo giudice che finalmente ha stilato un calendario di udienze, ma la giustizia per noi ancora è lontana. Io ho i miei problemi personali, e delle patologie che mi vengono dallo stato ansioso causatomi da questo processo. Ci hanno abbandonato anche le istituzioni che ci avevano promesso persino un posto di lavoro, ho mandato un e-mail al governatore Rosario Crocetta, ma ancora non ho avuto risposta. Era stato lui a proporre di equiparare i morti nell’alluvione alle vittime di mafia”.
“Questo – ha aggiunto anche Raffaella Ingrassia, che nell’alluvione ha perso i due figli – è un processo beffa dove sta emergendo ancora una volta la poca serietà delle nostre istituzioni”.