Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando è il nuovo presidente dell‘Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) in Sicilia. Lo ha eletto con 32 voti stamattina il Consiglio regionale dell’associazione dei Comuni. Si è fermato invece a 28 voti Paolo Amenta, sindaco di Canicattini Bagni (Siracusa) e vice presidente, a capo dell’Anci dal giugno scorso, quando si era dimesso il presidente Giacomo Scala.
Il sindaco di Palermo ha posto l’accento sul fatto che i Comuni non debbano essere considerati come dei centri di spesa, ma come erogatori di servizi essenziali per i cittadini. Poi ha invitato il governo nazionale e il Parlamento nazionale a prendere atto che esiste “una realtà forte, dinamica, che è l’Anci Sicilia, alla quale devono dar conto di scelte spesso irresponsabili, tutte in danno dei cittadini e che minano la credibilità dei sindaci”.
“La mia elezione – spiega il neo presidente dell’Associazione dei comuni siciliani, Leoluca Orlando – conferma l’esigenza che il presidente dell’Anci Sicilia debba impegnarsi a dimostrare con forza e determinazione che non esistono differenze fra piccoli e grandi comuni e che debba necessariamente essere rafforzata la credibilità e l’identità degli enti locali. Il presidente dell’Anci Sicilia ha, quindi, il compito di rappresentare in maniera forte e unitaria tutto il territorio e tutelare la vita stessa dei comuni sottoposti, da troppo tempo, a violenti colpi di maglio da parte del governo centrale e del governo regionale”.
Il primo cittadino di Palermo ha incontrato questo pomeriggio al Quirinale il presidente Giorgio Napolitano, insieme ad una delegazione Anci nazionale. Nel corso dell’incontro ha rappresentato la grave situazione dovuta al doppio centralismo, statale e regionale, di Comuni privi di autonomia di scelte e “costretti a imposizioni fiscali per conto dello Stato, pur nel necessario e condiviso contenimento delle spesa pubblica”.
Orlando ha portato all’attenzione del Capo dello Stato la particolare pesantezza di crisi in Sicilia, a causa anche del disordine finanziario e della precarietà regionale. Una pesantezza che si abbatte sui Comuni, con le più gravi ripercussioni su cittadini, Istituzioni ed erogatori di servizi essenziali”.