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Italicum, scontro sul premio di maggioranza| Renzi incontrerà di nuovo Berlusconi

La data, fissata per concludere in commissione Affari costituzionali della Camera l’esame del ddl di riforma della legge elettorale, era stata segnata al 31 gennaio. Ma è destinata a slittare. I tempi rapidi auspicati e in parte ottenuti, fin qui da Renzi, rischiano di impatanarsi nelle secche dei distinguo che sull’Italicum si registrano in questi giorni.

In tanti lo avevano avvertito: Berlusconi, dopo aver siglato l’accordo – e incassato le liste bloccate e l’addio alle pluricandidature in più  collegi – si defilerà e manderà all’aria ogni possibilità di riforma. E per dimostrare a Renzi che la storia è un ciclo di eventi a ripetizione avevano evocato  l’insuccesso della Bicamerale D’Alema, la commissione per le riforme costituzionali, schiantatasi contro l’iceberg dei tatticismi politici agitati in quegli anni da Berlusconi da un lato e D’Alema dall’altro.

Ma il segretario del Pd Matteo Renzi è convinto e ancora oggi, dopo la retromarcia di Forza Italia sull’apertura all’innalzamento della soglia per l’attribuzione del premio di maggioranza (dal 35 al 38% delle preferenze attribuite alla coalizione) ritiene di poter salvare l’impianto della riforma. Ma per portarla avanti, il sindaco di Firenze oggi non vuole intermediari. Ieri aveva incontrato Denis Verdini che aveva mostrato disponibilità all’emendamento presentato dal Pd. Tranne poi – dopo le levate di scudi dei falchi di Forza Italia, Santanché e Brunetta in testa – smentire questa possibilità.

E così oggi Matteo Renzi va alla ‘fonte’: il nuovo incontro con il cavaliere per mettere sul tavolo le possibilità di cambiamenti alla norma si terrà nel pomeriggio. Nel frattempo il segretario del Pd si presenterà con nel piatto la dimostrazione della sua buona volontà.

Ieri Renzi, alla Camera ha presenziato alla riunione dei componenti democratici in commissione Affari costituzionali, e dopo una lunga trattativa non priva di tensioni, è riuscito a strappare l’impegno di ritirare 32 emendamenti su 35 presentati dal Pd. Rimandando, di fatto, al dibattito d’aula l’eventuale ‘personale’ trattazione di modifiche al testo. Su questa linea lo ha seguito anche Forza Italia che ha ritirato i propri emendamenti.

Non prima però di aver lanciato segnali di guerra ai contendenti di Nuovo centrodestra: nelle modifiche al testo di legge sulla riforma elettorale, i forzisti avevano re-introdotto la norma salva-Lega riconoscendo il valore territoriale di quel partito e prevedendo uno speciale diritto di tribuna che eviti ai leghisti di Salvini di raggiungere la soglia di sbarramento al 5%. Mentre proprio su questa soglia Berlusconi mostra di non essere disposto ad alcun calo dal 5 al 4% come richiesto dai partiti più piccoli. Una sottile, neanche troppo, vendetta contro Angelino Alfano e quelli che considera i ‘traditori’ di Nuovo centrodestra che avevano osteggiato prima la norma salva Lega e che chiedono la diminuzione della soglia di sbarramento.

 

Elena Di Dio

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Elena Di Dio
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