Palermo ha celebrato il Giorno della Memoria con un convegno allo Steri dedicato alla storia degli ebrei italiani deportati ad Aucshwitz. Molte le testimonianze che hanno animato l’incontro, organizzato dall’Università degli Studi di Palermo con l’Istituto siciliano di studi ebrei (Isse).
I lavori si sono aperti con il canto del tenore Giuseppe Lo Cicero che ha intonato il canto “Ani Maamin – Io credo”, che i deportati cantavano in coro mentre li portavano verso le camere a gas, manifestando comunque la loro fede in Dio. Proprio la data del 27 gennaio del 1945 ricorda il giorno in cui le truppe sovietiche dell’Armata rossa arrivarono ad Auschwitz e rivelarono al mondo l’orrore del genocidio nazista.
Una tragedia che “potrebbe ripetersi – secondo Evelyne Aouate, dell’Isse – se abbassiamo la guardia nei confronti di questi rigurgiti di antisemitismo”, dice, riferendosi alle intimidazioni dei giorni scorsi nei confronti dei luoghi di culto e delle istituzioni della comunità ebraica di Roma, fermamente condannate da tutto il mondo politico.
Al convegno era presente anche Maria Antonietta Ancona, dell’Isse, i cui nonni morirono ad Auschwitz. Sua mamma la portò a Palermo nel 1946 perchè pensava “che soltanto in questa città avrebbe potuto trovare aiuto nel caso in cui ci fosse stato un nuovo fenomeno globale di antisemitismo” (guarda il video con la testimonianza).
Luciana Pepi, docente di Lingua e cultura ebraica, ha raccontato la Shoah attraverso le parole di Ettie Hillesum, giovane deportata che scrisse dal 1941 al 1943 un diario in cui, nonostante la prigionia, non perse mai la fiducia in Dio e nella bontà del genere umano. “Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave”, scrisse.