“Solo a Palermo mia mamma si sentì sicura e protetta da chi voleva male agli ebrei”. Nel 1946 Maria Antonietta Ancona, presidente dell’Istituto siciliano studi ebraici (Isse), romana di nascita, arriva a Palermo per sfuggire ai rigurgiti di antisemitismo di un’Europa ancora colpita a morte dall’orrore nazista della Shoah.
I suoi nonni paterni, padovani, furono deportati ad Auschiwitz, insieme alla zia, e lì trovarono la morte. “Un giorno un militare palermitano venne a cercare mio padre – racconta durante il convegno organizzato a Palermo dall’Università e dall’Isse – e ci raccontò di avere incontrato mia zia al campo di concentramento. Di cosa dovettero subire però non abbiamo notizie”.
Il ritorno a Palermo fu per la famiglia di Maria Antonietta Ancona “la fine della paura, il ritrovo di un rifugio dopo il dolore dell’antisemitismo”.
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Da quando, ad Ivrea, all'inizio degli anni Sessanta, ho letto libri sull'Ebraismo nelle biblioteche di Adriano Olivetti, sono convinto che l'Ebraismo esprima i principi religiosi più raffinati.
Penso anche che le discriminazioni e le sofferenze subite nei millenni siano dovute all'ignoranza degli altri di questi principi.
Senza piangersi più addosso e senza pretendere che anche gli altri abbiano Memoria, sarebbe necessario spendersi con umiltà per informare, informare, informare tutti sul valore umano dei principi religiosi e morali che guidavano Adriano Olivetti.