Al Centro identificazioni ed espulsioni di Ponte Galeria, Roma, ritorna la protesta delle bocche cucite. Questa volta sono in tredici gli immigrati che si sono bucati le labbra per poi cucirle con ago e filo, talvolta anche fil di ferro.
Una dimostrazione estrema, che ricalca il gesto compiuto da alcuni ospiti del centro, già lo scorso 20 dicembre. Questa volta, i manifestanti, sono tutti di origine magrebina e tutti provengono da Lampedusa. Il gesto arriva dopo il terzo mese di permanenza all’interno della struttura.
Tra i manifestanti, sette si erano già cuciti le labbra nella passata occasione, salvo poi interrompere la protesta, dopo circa una settimana, in seguito alla promessa di un sensibile miglioramento delle condizioni in cui sono ospitati dal centro. Condizioni che, tuttavia, a detta dei migranti, non sono per niente cambiate.
Il deputato del Pd Khalid Chaouki – a dicembre si rinchiuse nel centro d’accoglienza di Lampedusa per protesta – ha subito lanciato un appello ad Angelino Alfano: “Il ministro dell’Interno deve una risposta urgente a tutti gli immigrati abbandonati nel Cie romano e costretti per disperazione a tornare a compiere gesti pericolosi per la loro incolumità. Nessuno potrà dire di non sapere e fin da dicembre abbiamo segnalato questa drammatica situazione al Viminale senza ricevere alcuna risposta – sottolinea Chaouki – Non ci rassegneremo all’intollerabile indifferenza da parte delle istituzioni nei confronti delle condizioni e del destino di persone recluse in condizioni disumane da mesi nel Cie di Ponte Galeria e in tutti i Cie d’Italia”.
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