Il premier Enrico Letta accoglie le dimissioni del ministro De Girolamo e assume l’interim del ministero dell’Agricoltura. Nunzia De Girolamo, coinvolta nello scandalo del cosiddetto Sanniogate, le conversazioni “rubate” nella casa del papà a Benevento a parlare di sanità, la De Girolamo ha deciso di dimettersi “perché il governo non mi ha difeso”. Una decisione che arriva alla fine di una settimana in cui il ministro sembrava aver trovato tregua (tranne la presentazione della mozione di sfiducia da parte del Movimento 5 Stelle). Ma le parole dell’esponente di Nuovocentrodestra non sorprendono: nel venerdì di passione della ministra campana, davanti ai deputati di Montecitorio, si era presentata a spiegare le sue ragioni, si era subito notata l’assenza del presidente del consiglio, Enrico Letta che invece aveva presenziato ai discorsi alle Camere del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri coinvolta nel caso Ligresti e di Angelino Alfano quando spiegò la posizione del dicastero degli Interni nel cosiddetto affaire Shalabayeva.
Le dimissioni del ministro arrivano con una nota ufficiale: “Mi dimetto da Ministro. L’ho deciso per la mia dignità: è la cosa più importante che ho e la voglio salvaguardare a qualunque costo. Ho deciso di lasciare un ministero e di lasciare un governo perché la mia dignità vale più di tutto questo ed è stata offesa da chi sa che non ho fatto nulla e avrebbe dovuto spiegare perché era suo dovere prima morale e poi politico. Non posso restare in un governo che non ha difeso la mia onorabilità”.
Adesso il via libera al rimpasto tanto atteso e cercato soprattutto dai partiti più piccoli, in testa Scelta Civica non rappresentata al governo dopo la scissione con l’Udc – trasformatisi poi in Popolari per l’Italia – è cosa fatta e arriva nel momento in cui alla Camera, proprio in queste ore frenetiche, si discute di legge elettorale. Nonostante il giorno festivo, infatti, e nell’imminenza della scadenza domani del termine per la presentazione degli emendamenti al testo base firmato da Nuova Centrodestra, Forza Italia e Pd, i componenti dei vari partiti presenti in commissione affari costituzionali di Montecitorio dove domani inizia ufficialmente l’iter dell’esame parlamentare, si sono riuniti per discutere dei correttivi da apportare al ddl.
E per la proposta voluta da Renzi e da Berlusconi il cammino si prospetta tutt’altro che facile tanto che oggi dopo una serie di battute incrociate e al vetriolo del capogruppo alla Camera di Fi, Renato Brunetta, i toni si sono accesi al punto di evocare lo spettro di elezioni anticipate.
Il rimpasto, dunque: ancora prima delle dimissioni della De Girolamo, il posto del ministro di Nuovo centrodestra traballava e per l’Agricoltura era tornato a circolare, nelle chiuse stanze di palazzo Chigi, il nome dell’ex ministro Elio Catania, già titolare della delega nel governo Monti e di nuovo in pole per ricoprire l’incarico. A sorpresa a Scelta civica potrebbe andare anche la poltrona di vicepremier così da lasciare più “libero” il ministro degli Interni, Angelino Alfano impegnato nella guida di Ncd.
Il rimpasto ‘soft’ di Letta che comunque dovrebbe slittare rispetto alla data preventivata del 29 gennaio, dovrebbe “far fuori” i ministri dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, quello al Lavoro, Enrico Giovannini, il ministro per le pari opportunità Cécile Kyenge con un sostanziale rimaneggiamento di deleghe e poche new entry. Al posto di Stefano Fassina, viceministro dimissionario all’Economia, è atteso Benedetto Della Vedova, portavoce politico di Sc mentre la casella del ministero del Lavoro, dovrebbe andare ad un fidato esponente dell’area Renzi su cui il segretario Pd starebbe lavorando. Tranne che, ed è il dilemma di Letta, il sindaco di Firenze decida pervicacemente di sostenere dall’esterno il suo governo per consentirsi sempre il lusso di picconarlo.