È di almeno 30 morti il bilancio ufficiale, ma ancora provvisorio, degli scontri di oggi in Egitto, nel terzo anniversario della rivolta dell’inizio della rivolta contro Mubarak. Queste le cifre fornite dal governo egiziano.
Secondo il ministero della Salute egiziano delle 49 vittime totali, 26 hanno perso la vita in scontri al Cairo e nella cinta di sobborghi che circonda la capitale. Gli islamisti sostenitori dei Fratelli Musulmani e dell’ex presidente Mohamed Morsi, deposto da un golpe il 3 luglio scorso, e forze anti-governative, si sono scontrati con la polizia e civili sostenitori del nuovo corso del generale, Abdel Fattah al Sisi. Lo ha riferito Ahmed Kamel portavoce del ministero della Salute.
La polizia egiziana ha sparato colpi di avvertimento in aria, lanciato lacrimogeni e persino aperto il fuoco con proiettili caricati a pallini contro un migliaio di manifestanti che cercavano di raggiungere in corteo piazza Tahrir, nel centro della capitale: lo hanno riferito testimoni oculari, secondo cui gli agenti in assetto anti-sommossa hanno quindi caricato la folla, che si era radunata nei pressi di una moschea, e l’hanno costretta a disperdersi.
“Le bombe e gli avvenimenti sanguinosi di questi giorni in Egitto – ha detto il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino – sono segnali molto preoccupanti, c’è da sperare che non degenerino in una nuova spirale di ulteriori scontri e instabilità endemica nel Paese. Il mio primo pensiero va alle famiglie delle vittime che pagano il prezzo più alto. Faccio appello alle autorità egiziane e ai manifestanti di ogni parte politica ad astenersi da ogni forma di violenza e tenere aperto un canale di dialogo”.
Un’autobomba è esplosa anche vicino ad un accampamento della polizia a Suez, la città situata all’ingresso meridionale sull’omonimo canale. L’auto, ha riferito il generale Abdel Fattah Othman a un’emittente privata locle, Ontv, è esplosa in una strada adiacente l’accampamento: almeno quattro le persone rimaste ferite. L’esplosione è stata seguita da un intenso scambio a fuoco tra gli attaccanti, la polizia e l’esercito, che ha causato anche feriti tra i civili.