Pasquale La Torre, 49 anni, si trova in carcere a Rebibbia: dopo uno scatto d’ira ha aggredito l’ex moglie. Lì ha ricevuto la notizia più brutta: il figlio di 17 anni è morto, fulminato da un malore improvviso.
Il ragazzo era a letto quando si è sentito male. La madre ha chiamato subito i soccorsi ma per il giovane non c’è stato niente da fare. L’autopsia condotta dal personale dell’istituto di medicinale legale de La Sapienza ha escluso l’uso di droghe.
Ma al detenuto La Torre è stato proibito di partecipare al funerale. “Questione di ordine pubblico” sarebbe la motivazione. Per non mortificare del tutto il suo lutto, all’uomo è stata concessa un’ora per dare l’ultimo addio al figlio. In manette e scortato dalla polizia penitenziaria.
Qualche parente storce il naso e non condivide la scelta. Ma non è la prima volta che la magistratura nega a detenuti di partecipare alle esequie di propri cari. Ma queste storie fanno sempre pensare su cosa sia giusto o meno. O su cosa significhi piangere un figlio. O non poterlo fare.