Il magistrato Nino Di Matteo parla per la prima volta dopo le minacce di Totò Riina, intercettato in carcere. Secondo il magistrato del pool che sostiene l’accusa nel processo sulla presunta Trattativa Stato-mafia, gli “avvertimenti” del capomafia non sarebbero semplici intimidazioni.
“Io cerco di concentrarmi sul lavoro – ha detto il pm al Giornale Radio – ma certamente saremmo degli stupidi se non avvertissimo una, credo normale, preoccupazione”, dice il magistrato che poi dà una valutazione in merito alle parole intercettate: “Non credo si possano definire delle semplici minacce ma sono delle intenzioni omicidiarie prospettate a un altro detenuto probabilmente perché in qualche modo vengano portate all’esterno per essere eseguite”.
Il pm di Palermo osserva: “Fino a qualche anno fa risultanze precise investigative facevano emergere che i capi in libertà di Cosa Nostra non volevano prendere o non potevano prendere determinate decisioni se non acquisendo l’avallo e il consenso di colui che ritenevano il vero capo, cioè Salvatore Riina. Questa è la situazione che quanto meno fa sospettare che ancora oggi certamente Riina possa tentare di esercitare un ruolo di comando”.
“La preoccupazione e la paura però non devono avere il sopravvento sulla volontà e capacità di portare avanti il nostro lavoro”, continua Di Matteo, che aggiunge: “Nel momento in cui non ci sentissimo di farlo – continua il magistrato – sarebbe dignitoso da parte nostra cambiare tipo di incarico”.
Di Matteo parla anche del clima in cui è immerso negli ultimi mesi: “Credo che registrare la vicinanza di tanti semplici cittadini sia un motivo ulteriore di conforto e che questa solidarietà possa anche sopperire rispetto a qualche silenzio e perplessità’ di fondo e a qualche malignità’ di chi ha perfino messo in dubbio quello che e’ stato oggetto delle intercettazioni”. E spiega: “C’è sempre chi parla di minacce inventate. Sono storie che fanno parte purtroppo di quella mentalità mafiosa che tende a delegittimare i magistrati”. Il pm poi conclude: “Quello che io ritengo, quello che penso, quello che sospetto in questo momento ovviamente non ha alcun valore se non verra’ dimostrato eventualmente, e quindi me lo tengo per me”.