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Camorra, duro colpo al clan Contini / SCHEDA

Questa mattina è stata emessa l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli nei confronti di 90 persone, accusate in prevalenza di far parte dell’organizzazione camorristica facente capo al detenuto Edoardo Contini ed egemone in larga parte della città di Napoli.

Si tratta della più importante indagine mai realizzata con riguardo alle complessive attività criminali del clan camorristico Contini, per lunghi anni praticamente sottrattosi ad ogni efficace azione repressiva.

Si tratta di uno dei più radicati, articolati e potenti gruppi camorristici campani, a lungo, unitamente alle omologhe organizzazioni dei Mallardo di Giugliano in Campania e dei Licciardi di Secondigliano, perno della cd. Alleanza di Secondigliano, nota sovrastruttura criminale entro la quale quei gruppi camorristici, nel conservare una gelosa autonomia operativa all’interno delle proprie rispettive aree di influenza, si realizzava la condivisione delle scelte strategiche funzionali al consolidamento ed all’espansione di una condizione di egemonia criminale in larga parte del territorio metropolitano napoletano (non solo nell’area settentrionale della città, ma anche nel centro storico e sui quartieri collinari del Vomero e di Posillipo), esercitando un’evidente supremazia sulle altre aggregazioni malavitose pure insediate negli specifici ambiti territoriali, costrette ad assoggettarsi a quel cartello mafioso ovvero ad ingaggiare cruenti conflitti che ne avrebbero determinato l’emarginazione e la scomparsa.

Anche nella mutata configurazione del panorama camorristico napoletano, quei gruppi mafiosi conservano posizioni di assoluta preminenza e, fra essi, in tali complessi equilibri, il clan Contini ha assunto una sua peculiare collocazione.

Edoardo Contini ed i suoi più stretti fiduciari rappresentano, infatti, il fondamentale polo di riferimento del complesso della attività illecite realizzate in alcuni storici quartieri della città (Vasto-Arenaccia-Ferrovia, San Carlo all’Arena, Borgo Sant’Antonio Abate, Poggioreale), fungendo da garanti di ben più ampi e sofisticati equilibri criminali, in grado di condizionare ed orientare le strategie criminose che investono l’intera area metropolitana napoletana ed il tessuto economico anche di altre regioni italiane.

Destinatari della ordinanza cautelare sono innanzitutto i capi dell’organizzazione e di essi vengono di seguito fornite alcune essenziali indicazioni:

Edoardo Contini, attualmente detenuto in regime speciale, ha diretto ed organizzato il clan almeno sino al suo arresto, avvenuto il 15 dicembre 2007, all’esito di un lungo periodo di latitanza, favorita da un’imponente rete di fiancheggiatori, il cui costante monitoraggio ha pure consentito di accertare la consistenza dell’organigramma del clan e la sua notevole ramificazione in ambiti economici. È stato, infatti, dimostrato, nel corso delle indagini delegate dalla D.d.a. di Napoli alla Squadra Mobile di Napoli, che Edoardo Contini, da latitante, oltre ad essere particolarmente attento alle modalità comunicative (sono stati sequestrati pizzini nei quali si forniscono svariate indicazioni agli affiliati), era direttamente interessato a controllare le operazioni di tipo economico-finanziario, specie se correlate all’avviamento di attività imprenditoriali. Contini è stato tratto in arresto per il delitto di cui all’art.416-bis c.p., come il cognato Antonio Aieta, mentre sua moglie Maria Aieta è stata arrestata per il suo pieno coinvolgimento in fatti di usura ed estorsione nei confronti di una famiglia di commercianti di abbigliamento con esercizi nella zona del Ponte di Casanova, i Vinciguerra;

Patrizio Bosti, cognato di Contini (e del capo della famiglia camorristica di Giugliano, Francesco Mallardo), tratto in arresto in Spagna nel mese di agosto 2008 ed anch’egli attualmente detenuto in regime speciale, ha assunto il comando dell’organizzazione dopo l’arresto di Contini, anche per il tramite della moglie Rita Aieta e del figlio Ettore Bosti (anch’essi destinatari dell’ordinanza cautelare che è stata eseguita oggi per il delitto di cui all’art.416-bis c.p.). Pure la terza delle sorelle Aieta, Anna (peraltro moglie del capo clan di Giugliano, Francesco Mallardo), è stata arrestata, anch’essa per gli episodi estorsivi in danno dei Vinciguerra;

Giuseppe Ammendola, latitante dal 2012, oltre ad essere incaricato di gestire i traffici illeciti nella zona del Borgo Sant’Antonio (specie per quanto riguarda la contraffazione ed il commercio illegale dei capi di abbigliamento), si è pure occupato (mentre Contini era latitante) delle strategie complessive dell’intera organizzazione, realizzando veri e propri accordi spartitori dei traffici criminali a Napoli con altri gruppi camorristici, nell’ambito di una scelta volta ad evitare inutili guerre di camorra nel cuore della città. Anche Ammendola è destinatario delle misura cautelare sia per il delitto di cui all’art.416 bis c.p. che per gli episodi estorsivi realizzati in danno dei Vinciguerra;

Salvatore Botta, figura apicale nel territorio del Rione Amicizia, già detenuto per estorsione, è destinatario dell’ordinanza coercitiva sia per il reato associativo che per i già menzionati episodi estorsivi ai danni della famiglia Vinciguerra. Il ruolo di Botta si è evidenziato specie nell’ambito delle indagini della D.I.A. di Roma, quando si è dimostrata la sua leadership su una vasta rete di commercianti di abbigliamento napoletani, in contatto con aziende di rilevanza nazionale, utilizzati anche al fine di movimentare rilevanti somme di denaro di provenienza illecita. In queste attività egli è stato fortemente coadiuvato dalla moglie Rosa Di Munno (arrestata per il delitto associativo e per riciclaggio), dall’omonimo nipote Salvatore Botta (arrestato per il reato di cui all’art.416 bis c.p.), dai commercianti Mario Ambrosio, Antonella Imperatore, Maurizio Delle Donne, ed i coniugi Roberto Moccardi e Anna D’Orta, tutti arrestati per reinvestimento di profitti criminali;

Paolo Di Mauro, arrestato in Spagna nel gennaio del 2010 ed attualmente detenuto in regime speciale, è anch’egli considerato uno dei massimi dirigenti dell’organizzazione. E’ destinatario dell’ordinanza cautelare, sia per il delitto di cui all’art.416 bis c.p. che per quello di cui all’art.74 d.p.r. n.309/1990, avendo organizzato (anche nel periodo di latitanza) traffici di sostanze stupefacenti da immettere per il consumo nel territorio ricompreso tra ilquartiere di Poggioreale e la zona della cd. Cittadella di Casoria, ove insistono svariate piazze di spaccio, controllate dal clan Contini.

I delitti accertati nel corso delle indagini sono – come si è detto – innanzitutto quelli tipici di ogni sodalizio di tipo mafioso: il traffico di stupefacenti e di armi anche da guerra, l’usura e l’estorsione, sistematicamente esercitate in danno di commercianti costretti dapprima a ricevere finanziamenti e poi del tutto espropriati delle proprie aziende (i casi della famiglia Vinciguerra, commercianti di abbigliamento napoletani e della famiglia Florio, commercianti di prodotti ittici del centro storico, sono, al riguardo, esemplari).

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Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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