Non cresce solo la disoccupazione nel Belpaese. il rischio più grave è quello della povertà. A dirlo il commissario europeo al Lavoro, Lazlo Andor, durante la presentazione del rapporto 2013 su occupazione e sviluppi sociali. Qui l’Italia primeggia per il tasso di disoccupazione e la povertà in cui versano i lavoratori, che con gli attuali salari non riescono a vivere all’interno degli standard medi europei.
Dal 2008 l’Italia, riporta lo studio, è il Paese che ha conosciuto il declino più grave della situazione sociale dei lavoratori. Sono oltre il 12 per cento, infatti, gli occupati che non riescono a vivere del loro stipendio. Peggio dell’Italia solo la Grecia e la Romania che segnano il 14 per cento, ma in loro difesa arriva la condizione di provenienza da prima del 2008. “Dal 2010 gli stipendi delle famiglie in Ue sono diminuiti, e i cali sono stati particolarmente profondi – si legge nel rapporto – (oltre cinque punti percentuali in due anni) in Grecia, Spagna, Italia, Irlanda, Cipro e Portogallo”.
In Europa dal 2008 al 2012 le persone a rischio esclusione sociale e povertà è arrivato a 7,4 milioni, circa un quarto della popolazione europea, che si attesta intorno a 125 milioni, è a rischio indigenza. I Paesi dove la situazione si è deteriorata più profondamente sono Grecia, Irlanda e Italia: in queste nazioni il numero delle persone in difficoltà sono aumentate di oltre il 5 per cento in un solo quadrienno. La commissione conclude che “nonostante i primi timidi segnali di ripresa economica, mercato del lavoro e situazione sociale restano una grande sfida e il carattere inclusivo della possibile ripresa è incerto”