A voler fare gli esperti massmediologi, la scelta del cavaliere Silvio Berlusconi di non farsi riprendere dalle telecamere sfilare sotto il logo tricolore del Partito Democratico e soprattutto affidare alla voce “unica” di Matteo Renzi il racconto sugli esiti del confronto che ha incatenato per due ore e mezzo i cronisti a Largo del Nazareno potrebbe essere un segnale potente: la consegna del bilancino del potere nelle mani del neosegretario Pd.
Che alle telecamere si presenta col suo solito stile. “Abbiamo un problema di orari per il treno. Se siete d’accordo sarò molto sintetico”. E come promesso la conferenza stampa del segretario nazionale del Pd dura dieci minuti non mancando, nel giro delle sole tre domande concesse ai giornalisti, di rintuzzare i cronisti delle trasmissioni che andranno in onda la prossima settimana.
Modi spicci e sbrigativi, Renzi spiega: “Ho chiuso, oggi, un giro molto significativo di incontri con tutte le forze politiche si sono rese disponibili a discutere insieme. E Forza Italia riveste, fra queste, l’importanza che voi conoscete bene”.
E poi entra nel merito: “Mi limito a dire che c’è profonda sintonia fra le proposte che il Pd ha presentato in occasione delle primarie e quelle discusse con Silvio Berlusconi e Gianni Letta nell’incontro di oggi. Sostanzialmente sono tre i temi su cui è stata riscontrata la convergenza di opinioni” ha detto il segretario del Pd che li snocciola in poche battute: “La riforma del titolo V con modalità tecniche che saranno presentate nei prossimi giorni e che comunque vanno nell’ottica di dare un segnale sia di natura costituzionale sia con interventi ad esempio per la riduzione dei rimborsi ai Gruppi regionali e con la diminuzione delle indennità dei consiglieri regionali”.
Il secondo punto del confronto con Berlusconi, va verso la “trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie prevedendo una serie di paletti” come l’abrogazione delle “indennità ai senatori né la loro elezione diretta” con la modifica del “Bicameralismo perfetto a partire dal fatto che il Senato non voti la fiducia. Su questo c’è stata una sintonia profonda con Forza Italia”.
L’ultimo punto è quello più atteso su cui meno che per gli altri punti, il segretario nazionale del Pd si è sbilanciato. La modifica della legge elettorale andrà “verso un modello di legge che favorisca la governabilità, che favorisca il bipolarismo e che elimini il potere di ricatto dei partiti più piccoli. Con Forza Italia abbiamo condiviso anche – fatto importante – l’apertura ad altre forze politiche di scrivere testo di legge che per quello che ci riguarda sarà scritto e presentato per la votazione, come da me espressamente annunciato, alla direzione del Pd”. In programma lunedì 20 gennaio. Non si sbilancia, cioè a confermare l’ipotesi di un modello ispanico corretto all’italiana né conferma le voci circolate in queste ore sulle soglie di sbarramento che impediranno l’accesso in Parlamento di quelle forze politiche che non superino il 5% dei consensi o l’8% per i partiti che si apparenteranno.
Su questi punti, Renzi rinvia tutto all’appuntamento della direzione nazionale dove confronterà l’ipotesi di testo di legge con la corrente bersaniana che sull’accordo col cavaliere si è già espressa affidando ad Alfredo D’Attore la linea dura.
Eppure, nella giornata di oggi, un insperato appoggio alla sua scelta di incontrare Berlusconi, nonostante i mal di pancia nel suo partito, arriva da uno degli sfidanti di Renzi alla segreteria, Pippo Civati, il più ‘estremista’ fra i concorrenti alla segreteria nazionale Pd che su Facebook ha scritto: “Renzi ha vinto il congresso, ha deciso di incontrare Berlusconi (cosa che aveva già fatto anche in primavera quando si trattava di eleggere il presidente della Repubblica) e di provare il tutto per tutto sulla legge elettorale. Personalmente non sono d’accordo su tutto, anzi, ma credo che il tentativo sia giusto, e al di là del metodo, delle parole e delle modalità, penso che si debba andare fino in fondo: la legge elettorale è una priorità, lo si sente ripetere da un secolo, e ora che lo è davvero, cerchiamo di portarla a casa”.
Quando l’eco delle parole di Renzi è ancora nell’aria, partono le dichiarazioni da Villa Grazioli dove si è ritirato il cavaliere: “Siamo lieti, oggi, di prendere atto del cambiamento di rotta del Partito Democratico” dice Berlusconi che commenta l’intesa su titolo V e riforma del Bicameralismo.”Si tratta di riforme che il centro-destra da me guidato ha sempre ricercato e che la nostra maggioranza aveva approvato in Parlamento già nel 2006, ma che fu la sinistra a vanificare, attraverso un referendum, interrompendo così il percorso di rinnovamento avviato”.