Lo punzecchia, lo rassicura, lo critica e dopo lo incontra. E sembra di nuovo “calare” un velo di… serenità fra il premier Enrico Letta e il segretario nazionale del Pd, Matteo Renzi. Ma è tutta apparenza. Il sindaco di Firenze che sta per incontrare il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi per parlare di legge elettorale, punta i piedi e rivendica con forza – e anche con un convincente schiaffone all’indirizzo dei suoi stessi ‘compagni’ di partito – il suo ruolo. Un ruolo che lo rende protagonista ormai dell’altalena di rivendicazioni e di rimbrotti all’indirizzo del governo Letta.
Il giudizio, solo l’ultimo in ordine di tempo, è quello sul governo su cui Renzi, nel corso della direzione nazionale del Pd (grande assente il deputato Pd, Francesco Boccia, marito della ministra Nunzia De Girolamo), ha espresso una sentenza finale: nove mesi mal spesi. E su questo Letta junior dissente ma non convince.
Quanto alla “vera” questione aperta nel Pd – l’incontro con Berlusconi per concordare la linea per un iter parlamentare condiviso sulla riforma elettorale alla spagnola – Renzi non cederà di un passo. E la sua posizione è uno schiaffo a chi, nel Pd, in questi nove mesi ha governato col cavaliere tranne poi – adesso – “scaricarlo” quando è necessaria una concordanza piena di voti per la nuova legge elettorale che spazzi via gli elementi di incostituzionalità del Porcellum.
ll tema – più che di forma, ovvero l’incontro con un condannato – rischia però di essere della sostanza del modello spagnolo che introduce il voto proporzionale in circoscrizioni elettorali molto più piccole rispetto all’attuale collegio.
Il che rianima le forze di partito che hanno un reale “controllo” del territorio, agevolando cioè i partiti come il Pd (dove rischia di fare man bassa di voti la componente renziana che con le primarie ha cambiato il volto del partito), la stessa Forza Italia, Sel (seppure in forte calo dopo lo scivolone di Vendola sulla vicenda Ilva, ndr) e persino quello che resta dell’Udc, ovvero i Popolari per l’Italia soprattutto al Sud. L’ipotesi espressa dal leader Pd non convince Ncd che insieme a Scelta Civica e a Popolari per l’Italia minaccia di aprire la crisi di governo e chiede la convocazione immediata di un vertice di maggioranza.
L’ultima resa dei conti comunque è a stretto giro di posta: lunedì prossimo alle 16 la direzione nazionale del Pd è di nuovo convocata per discutere di legge elettorale dopo che Renzi avrà finito il suo giro di consultazioni (con Scelta Civica domani e nelle stesse ore – ma nel massimo segreto di orari e luogo – con Berlusconi). E a quel punto si capirà quanto e con che forza Renzi avrà “vinto”.