“Con i soldi che mi contestano, ho comprato i regali di Natale per i deputati del mio partito. Una prassi consolidata all’Ars”. E così, l’ex capogruppo del Pdl, Innocenzo Leontini, il “Babbo Natale” della situazione, ha acquistato oggetti Mont Blanc, piatti di argento, di cristallo e tazze in una gioielleria di Modica per settemila euro e 18 lettori dvd in un negozio d’elettronica per 1.700 euro.
Tutto normale, quindi. Da due giorni i 97 politici indagati per lo scandalo “spese pazze” all’Ars rilasciano dichiarazioni alla stampa affermando tutto il proprio stupore per essere stati coinvolti nelle indagini della Guardia di Finanza. Affermazioni pronunciate come se non ci fosse nulla di strano, come se la magistratura stesse facendo tanto rumore per nulla.
“Le mie spese non sono state mai a titolo personale”, sostiene Innocenzo Leontini, che non è stato rieletto, che tra l’altro rivendica anzi di aver fatto risparmiare il suo gruppo parlamentare “perchè – aggiunge – ho comprato a Modica e non a Palermo, dove i prezzi sono notoriamente più alti. Ho consegnato ricevute e fatture alla segretaria del gruppo, con la quale mi raccorderò per rivedere le carte e fare chiarezza”.
In realtà, il confine tra spese a titolo personale e spese per iniziative politiche è labile e sfuggente, soggetto a un’interpretazione arbitraria e personale della cosa pubblica, che invece di essere univoco differisce a seconda se si stia dentro o fuori i Palazzi del potere.
A Giulia Adamo, ex parlamentare regionale e attuale sindaco di Marsala, ad esempio è stato contestato di aver scambiato un dipendente del gruppo parlamentare per suo autista personale, pagandolo con i fondi del contributo unificato del gruppo; lo stesso l’avrebbe fatto l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio.
Impossibile dire, invece, quali dei tanti ristoranti, molti dai nomi altisonanti, che compaiono all’interno degli avvisi di garanzia, siano stati oggetto di banchetti politici attinenti all’attività dei gruppi o piuttosto luoghi di ricreazione, tranne nel caso dell’onorevole Giovanni Greco, che, rendicontando un suo pranzo specifica: “Pranzo Sant’Ambrogio, riunione politica”.
Anche la famosa borsa Luis Vuitton, comprata in carico al gruppo Sicilia, tuttavia, è stato considerato un acquisto mosso da fini politici, tanto che sulla ricevuta della preziosa borsa compare la scritta: “Regalo x Sig.ra Ferrara x iniziat. Polit.”.
Un altro elemento che emerge prepotentemente dalle carte della Procura è quello relativo al freddo che deve fare a Palazzo dei Normanni. Tante e frequenti le spese per l’acquisto di stufe più o meno grandi e di termoconvettori. E probabilmente ci si annoia anche, visto l’acquisto di un sistema audio per iPod fatto da Totò Lentini, che ha anche preso otto iPad. Per non parlare dei 330 euro spesi in “acquisto libri on. Alfano” dal gruppo Pdl.
Quello dell’Mpa, invece, risulta tra i gruppi più “buoni”. Tanti, infatti, i versamenti compiuti nei confronti di enti e associazioni no profit, dalle cooperative per la famiglia alla Misericordia, dalle associazioni per il terzo mondo a un centro di ascolto oncologico.
E su Twitter l’ironia di Davide Faraone, altro indagato dell’inchiesta: “Mi vogliono mummia, dimenticano che sono Faraone”.
Tante volte hanno provato a mettermi il bavaglio. Colpiscono, fanno male, ma vado avanti. Mi vogliono mummia, dimenticano che sono Faraone.
— Davide Faraone (@davidefaraone) 16 Gennaio 2014
Ma queste sono solo alcune delle tante spese contestate dai magistrati e di cui i 97 indagati dovranno dar conto. L’unico dato certo è che ancora una volta la Sicilia si è trovata sbattuta in prima pagina, esposta al pubblico ludibrio, per una classe politica formata da gente colpevole – non penalmente: per quello si attende il giudizio della magistratura – di non condividere con i propri elettori il valore dei soldi.