Probabilmente siamo appena entrati nell’era dei robot quasi autosufficienti: si chiama RoboEarth ed è il primo progetto di condivisione di informazioni tra “umanoidi”.
Finanziato dall’Unione Europea e progettato da un team di ricercatori Philips con la collaborazione di altre cinque università europee, sarà la città di Eindhoven in Olanda a sperimentare l’utilizzo dei primi quattro robot nell’ambito dei servizi ospedalieri, come il trasporto di bevande ai pazienti. La loro peculiarità risiede proprio nel fatto che tutti sono connessi tra loro attraverso un sistema di cloud sul quale saranno immessi tutti i dati raccolti nel corso del tempo, per permettere agli altri robot di eseguire funzioni che non hanno mai compiuto prima.
Rene van de Molengraft, responsabile del progetto, ha infatti dichiarato in un’intervista alla Bbc come “il problema attualmente è che i robot sono spesso progettati per eseguire specificatamente un compito”. RoboEarth nasce infatti proprio per sopperire a questa mancanza e per dare un tangibile aiuto negli ospedali mondiali.
Sono miliardi le informazioni che quotidianamente apprendiamo e che con la stessa costanza cambiano, risulta quindi difficile per una macchina “limitata” compiere sempre lo stesso lavoro senza margine di errore. Il principio del progetto si basa infatti proprio su questo: I robot, mentre compiono il compito che gli è stato affidato, immagazinano le informazioni apprese (come ad esempio la struttura di una stanza ospedaliera) e spedisce immediatamente il tutto in una repository da cui attingono tutte le altre macchine, che saranno quindi in grado di aiutare e addirittura sostituire gli altri robot.