La Consulta boccia i referendum sui tribunali | Le regioni pronte a ricorrere alla Corte europea

di Redazione

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La Consulta boccia i referendum sui tribunali | Le regioni pronte a ricorrere alla Corte europea

| mercoledì 15 Gennaio 2014 - 14:13

No della Consulta ai referendum sulla riforma dei tribunali italiani. La Corte costituzionale ha infatti dichiarato inammissibile la richiesta, presentata da alcuni consigli regionali, di referendum abrogativo della riforma della geografia giudiziaria.

A chiedere il referendum sulla riforma, voluta dal governo Monti e portata avanti dall’esecutivo Letta, che prevede il taglio di circa mille tra tribunali minori, sezioni distaccate di Corte d’appello e uffici del giudice di pace, erano state nove Regioni. Si tratta di Abruzzo, Piemonte, Marche, Puglia, Friuli Venezia Giulia,Campania, Liguria, Basilicata e Calabria, sostenendo che la riforma più che efficienza e risparmi, produca disservizi e penalizzi i cittadini.

Le Regioni avevano chiesto che gli elettori si esprimessero sull’abrogazione sia della delega data al governo per la riforma (e contenuta nell’articolo 1 del decreto legge 13 del 2011 contenente misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e lo sviluppo) sia sui successivi decreti legislativi (del settembre 2012) con i quali si era dato corpo alla nuova organizzazione di tribunali, procure e uffici del giudice di pace.

A dare la notizia della bocciatura della richiesta referendaria è la stessa Consulta con una nota nella quale fa sapere che “la sentenza sarà depositata entro i termini previsti dalla legge”. Le regioni si dicono pronte a ricorrere alla Corte di giustizia europea.

Le sentenza della Consulta “ci fa piacere, vuol dire che la nostra linea è giusta e che dobbiamo andare avanti su questa strada”. Così il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri. “La riforma della geografia giudiziaria – ha detto il ministro – ha fin qui dato buona prova e il processo di revisione continuerà senza ripensamenti, anche se potrà evidenziarsi la necessità di qualche intervento correttivo, che potrà essere adottato in uno dei prossimi consigli dei ministri”.

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