Negli scontri durante il giorno del referendum costituzionale in Egitto sono almeno 11 i morti e centinaia le persone rimaste ferite negli scontri tra i sostenitori e gli oppositori dell’ex presidente morsi. A Beni Suef, Sohag, Giza e il Cairo i teatri dove si sono consumate le maggiori violenze
Una strage che nei giorni scorsi era stata prevista dalle forse di sicurezza locali, che per mezzo delle parole del ministro dell’Interno, Mohammed Ibrahim, alla televisione di Stato, aveva annunciato: “Non tollereremo alcun disturbo alle operazioni di voto. Chiunque voglia recarsi ai seggi potrà farlo nella massima sicurezza, lo proteggeremo noi”.
La sicurezza è stata, almeno nel dispiegamento di forze garantita. Sono stati schierati, infatti, almeno 350 mila i poliziotti e militari nelle strade dell’Egitto per garantire ai cittadini di poter esprimere il loro voto. La polizia e i militari hanno aperto il fuoco sulla folla nei punti dove le manifestazione non si riuscivano a contenere e dopo essere stati colpiti dai tetti delle case con colpi di arma di fuoco.
Sono state le manifestazioni degli islamisti ad occupare le forze di polizia, ma durante la giornate alcuni distretti sono stati chiusi per via della pericolosità con cui stavano montando gli scontri.