Sono state depositate in Cancelleria le motivazioni della sentenza con cui la Corte costituzionale, il 4 dicembre scorso, ha dichiarato illegittimo il Porcellum. La sentenza, lunga 26 pagine, è il risultato di quattro ore di camera di consiglio.
Secondo i 15 giudici della Consulta, la libertà di voto del cittadino “risulta compromessa” dall’attuale legge elettorale, nella parte in cui non consente all’elettore di esprimere una preferenza per i candidati. “Le condizioni stabilite dalle norme censurate sono tali da alterare per l’intero complesso dei parlamentari – si legge nella sentenza – il rapporto di rappresentanza fra elettori ed eletti. Anzi, impedendo che esso si costituisca correttamente e direttamente, coartano la libertà di scelta degli elettori nell’elezione dei propri rappresentanti in parlamento, che costituisce una delle principali espressioni della sovranità popolare e pertanto contraddicono il principio democratico, incidendo sulla stessa libertà del voto”.
Quanto resta in vigore dopo la sentenza sull’illegittimità del Porcellum è un meccanismo “proporzionale”, “depurato dell’attribuzione del premio di maggioranza”. “La normativa che rimane in vigore – si legge nella sentenza – stabilisce un meccanismo di trasformazione dei voti in seggi che consente l’attribuzione di tutti i seggi, in relazione a circoscrizioni elettorali che rimangono immutate, sia per la Camera che per il Senato”.
La sentenza è auto-applicativa: se il Parlamento, cioè, non dovesse approvare una nuova legge elettorale, si andrebbe a votare con ciò che resta del Porcellum dopo la bocciatura della Consulta del premio di maggioranza e delle liste bloccate. In pratica, un proporzionale puro con preferenza unica.
Le motivazioni della Consulta mettono anche fine al tormentone del Movimento 5 Stelle sulla presunta illegittimità del Parlamento: la bocciatura dell’attuale legge elettorale “non tocca in alcun modo gli atti posti in essere in conseguenza di quanto stabilito durante il vigore delle norme annullate, compresi gli esiti delle elezioni svoltesi e gli atti adottati dal Parlamento eletto”. Nello stesso modo, aggiunge la Corte Costituzionale, con la sentenza sul Porcellum “non sono riguardati gli atti che le Camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali”.