L’intervista di Aldo Cazzullo al segretario nazionale del Pd, Matteo Renzi, sul Corriere della Sera, non ha lasciato dubbi: un paio di spunti da quelle dichiarazioni ed è apparso chiaro a tutti che il sindaco di Firenze non ha intenzione di lasciare rifiatare il governo Letta. Che da parte sua è agitato da troppi “casi personali”, come li definisce il capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza.
L’ultimo, in ordine di tempo, è quello della ministra dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, intercettata “abusivamente” nella casa del padre a discutere – senza metafore – della gestione della sanità nel regno sannita in cui voleva far sentire il suo peso. Poco convincono le scuse della ministra: “A casa mia parlo come mi pare”. Anche perché la polemica rischia di travolgere due case della maggioranza che sostiene il premier, Enrico Letta: il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano di cui la De Girolamo è esponente e il Pd di cui è deputato il marito della ministra, l’esponente lettiano Francesco Boccia.
Ancora oggi è un profluvio di dichiarazioni sui giornali con la responsabile della delega all’Agricoltura pronta a riferire in Parlamento. E già riecheggiano nella memoria, i discorsi fotocopia che un’altra ministra, quella alla Giustizia, Anna Maria Cancellieri ha dovuto pronunciare a Camera e Senato per difendersi dalle accuse di aver favorito la famiglia Ligresti con la scarcerazione di Giulia. Un clima di tensione attorno all’esecutivo che si lega a stretto filo alla strategia del segretario Pd, Matteo Renzi che nell’intervista al Corriere non tratta il tema del rimpasto ma a cui potrebbe inesorabilmente spingersi già a partire dalla direzione nazionale del Partito democratico convocato per giovedì 16 gennaio sia per accelerare la fase preparatoria dei congressi regionali che per discutere di “Impegno 2014”, la nuova agenda di governo che il premier Letta intende lanciare in questa seconda fase del suo governo dove gli equilibri interni alla maggioranza – con la fuoriuscita di Berlusconi dall’esecutivo, la nascita di Ncd e la scissione di Scelta civica – sono radicalmente cambiati assottigliando il margine di consenso numerico nelle due Camere del Parlamento.
E così, al Nazzareno rimbalzando per i corridoi del Transatlantico, prendono corpo le voci di una successione possibile sia all’Agricoltura (dove si vocifera che Renzi voglia piazzare il suo guru del Made in Italy, Oscar Farinetti, fondatore di Eataly) che al ministero della Funzione pubblica retto dal messinese, Gianpiero D’Alia (che avrebbe piazzato al Formez un ex deputato centrista trombato, Mauro Libé). Svarioni che il premier Letta non vorrebbe sostenere ma che soprattutto gli consentono quel riequilibrio interno richiesto a più voci sia da Scelta Civica che dallo stesso Renzi.