Quant’è bella la Sicilia, ia ia ò. C’è Crocetta, etta, è è etta; c’è Ardizzone, one, ò ò one. C’è Cimino, mino, mì mì mino. C’è Turano, ano, à à ano. C’è Milazzo, azzo, à à azzo. Chissà perché da qualche giorno mi frulla in testa questa vecchia e popolare canzoncina, resa famosa dal mitico Quartetto Cetra (voto 9). Lo confesso, ho disdetto tutti gli impegni per concentrarmi sul grande show della settimana, vale a dire la discussione di Bilancio e Finanziaria (senza voto). Come avviene per i grandi eventi, il dibattito è stato trasmesso in diretta dalla televisione e aveva tutti i requisiti della grande fiction: le dichiarazioni d’amore alla Sicilia, il pathos, gli alterchi, gli abbracci, i silenzi, le riflessioni, la comicità. L’unico flop è stato quello dell’audience. La Finanziaria “a puntate” non ha fatto registrare grandi ascolti ed è un vero peccato: se tutti i siciliani guardassero con attenzione i loro rappresentanti, capirebbero meglio tante cose e probabilmente avrebbero maggiore senso di responsabilità quando ogni quattro-cinque anni vengono chiamati a depositare il loro voto nell’urna.
Alamia e Sperandeo (voto 9) furono una coppia celebre del cabaret palermitano. Negli anni ’80 inventarono spettacoli musicali storpiando canzoni, trasformando il kitsch tascio in vera poesia e facendo assurgere la “quotidiana palermitanità” a vero e proprio capolavoro della letteratura siciliana. La domanda è: di fronte allo show dell’Ars, avrebbero preteso i diritti d’autore? La domanda è legittima. Perfino l’Agi, agenzia di stampa nazionale, si è occupata dell’argomento con alcuni lanci d’agenzia che hanno fatto il giro d’Italia. La deputata Ciancio “dilapidata” per un proprio intervento (anziché lapidata) è un capolavoro di comicità involontaria. Ragguardevole la citazione latina: “Accusatio non petita, accusatio manifesta” (ed excusatio, no?). Premio della critica al “non babbiamo”, pronunciato con autorevolezza da un deputato. Il “siamo sbattuti al muro” (per raffigurare un doloroso impatto) è una raffinatezza d’altri tempi. “Abbiamo arrivato”, titolarono una canzone Alamia e Sperandeo: alla prova dei fatti … hanno stato superati della realtà.”
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Ho sempre pensato che certi genitori andrebbero arrestati su denuncia dei figli. Mi spiego meglio: uno che di cognome fa Fortuna, che motivo ha di chiamare la figlia Somma? Se ti chiami Carnevale, non mettere a tuo figlio il nome Felice; se poi hai avuto la sfiga di chiamarti Pizza e battezzi tua figlia Margherita sei responsabile dei futuri disturbi della sua personalità. Qualcuno forse pensa di essere spiritoso ma sarebbe interessante sentire il pensiero dello psicologo: davanti a pazienti che si chiamano Evacuo Felice, Natale Santo, Adamo Mela (Carmela), Remo Nave e Bianca Ricotta (giuro, sono tutti nomi veri, voto meno 10) come si comporta uno specialista? Siamo cresciuti da ragazzi con il mito di Remo La Barca e Guido Piano, piano piano siamo arrivati a La Fata Natalizia (a Bari), Fedele Pippa (a Castrovillari), Felice Finocchio (a Palermo), Gustavo Crema (a Padova, sarà un pasticcere?) e perfino a un sincero Fortunata Troia (ad Andria) e a un orribile Piscia Celestina (a Varese) che nella sua vita non potrà mai andare da un urologo. Un bravo pm dovrebbe armarsi di elenco telefonico e distribuire avvisi di garanzia.
Il problema torna d’attualità – e si complica maledettamente – adesso che anche in Italia si discute il disegno di legge che prevede di dare al figlio il cognome della madre o di entrambi i genitori. Ovviamente è richiesto l’accordo dei genitori ma il vero scatto di civiltà dovrebbe essere quello di dare la possibilità ai figli – appena raggiunta l’età della ragione – di sconfessare padre e madre. Mi rispiego meglio: il figlio di Mario Torta e Rosa Savoia dovrà chiamarsi Torta Savoia ed essere mordicchiato dai compagni di scuola elementare? Oppure: il figlio di Renzo Piano e Franca Terzo sarà costretto per coerenza a fare da grande l’agente immobiliare? E non ci fermiamo qui. Il figlio di Adriana Mozzato (Martellago, Venezia) e di Santo Uccello (provincia di Olbia), che futuro avrà? Troverà una donna? E se poi si sposerà con la figlia di Silvano Pompini (Parma) e Immacolata Di Troia (Avellino) che fanno, un film porno?
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L’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e l’Assostampa (voto 7, dobbiamo pur campare) ci riprovano. Con un comunicato, per la centesima volta, hanno dato del bugiardo a Rosario Crocetta che aveva promesso di incontrarli per la vicenda dell’ufficio stampa (che non c’è più da 14 mesi) ma poi non l’ha fatto. Ma le due istituzioni siciliane si sono date la zappa sui piedi scrivendo nella nota che “i siciliani restano senza la possibilità di conoscere realmente l’attività amministrativa della Regione”. Ma se la Regione non fa niente di niente, Crocetta perché deve spendere sti soldi?
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Letta incontra Renzi e propone il disgelo. La neve, di questi tempi, non porta molto bene ai premier europei. Vero, Merkel?
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Cede il tetto mentre tenta di recuperare una posata, muore 84enne. (Si24 di mercoledì): va bene che la manna cade dal cielo, ma le forchette? E poi, a quell’età ha un senso camminare sul tetto? Purtroppo è una notizia tragica e c’è poco da ridere.
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Il vicepresidente dell’Ars Antonio Venturino (voto 5) ha denunciato il suo ex partito, M5S, di essere farcito di portaborse; il capogruppo grillino Giancarlo Cancelleri (voto 6 perché combatte ogni giorno con Grillo), ha risposto piccato che prende lezioni da tutti tranne che da Venturino: per dividerli è stato necessario l’intervento di quattro portaborse e tre colf.
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Sanità siciliana sempre in copertina. Troppo spesso va in tilt il sistema (voto 4) che gestisce le ricette elettroniche. Protestano i pazienti che vedono allungarsi i tempi, protestano i medici di famiglia che fanno doppio lavoro, protestano i farmacisti che rischiano di perdere i rimborsi. L’unico sereno è il presidente Crocetta che ha commentato: “Che me frega a me? Io sono a dieta”. L’assessore Borsellino è stata vista con le mani nei capelli.