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Simona Vicari (Ncd): “Nozze gay? Non se ne parla | ma sono favorevole ai diritti contrattuali delle coppie omosessuali”

Appena ieri il leader di Nuovo centrodestra, Angelino Alfano lo ha ribadito con forza: “Appena il Partito democratico metterà in agenda il tema dei matrimoni gay, un minuto prima usciremo dalla maggioranza”. Niet, insomma dal vicepremier e ministro degli Interni al tema dell’estensione dei diritti civili per le coppie omosessuali. Ma i distinguo nello stesso Nuovo centrodestra ci sono. E mostrano un’apertura al dialogo. Lo ha fatto, intervistata a “Radio Anch’io”, la senatrice Simona Vicari, che di Ncd è esponente importante e che mostra la faccia dialogante della formazione politica che fa riferimento ad Alfano chiarendo anche i confini del dibattito in corso.
“Matrimoni gay? Non se ne parla nemmeno – dice a Si24 la sottosegretaria allo Sviluppo Economico che poi però approfondisce altri spunti. – Discorso diverso va fatto sul riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali. Diritti contrattuali che riguardano più in generale tutte le coppie di fatto. Cito un’esperienza che ho vissuto: non può essere negata l’assistenza diretta di una coppia di fatto che sia etero o omosessuale. Il riferimento è a tutto quello che riguarda l’amministrazione della vita quotidiana: i contratti abitativi, le forniture di servizi, l’assistenza sanitaria. Estensioni che non penso possano riguardare invece la reversibilità pensionistica. Lì il discorso è troppo complicato e il giusto riconoscimento dei diritti civili non si può spingere fino a questo”.
Quindi Nuovo centrodestra è pronto a un dialogo costruttivo.
“Ma certamente. Su questi temi, come sul fine vita, la posizione del partito deve essere ufficiale e chiara ma la libertà di coscienza è garantita. D’altronde l’Italia non può permettersi di non regolare questa materia essendo un paese europeo che in larga parte lo ha già fatto”.
Non è l’unico tema, quello dei diritti civili, che anima il dibattito all’interno della maggioranza. Renzi, neosegretario del Pd, è evidente sta tentando di dettare l’agenda al governo. Sul “Job act” che idea si è fatta?
“Per quello che ho potuto leggere e capire, si tratta più una dichiarazione spot che non un merito approfondito. Il vero problema della semplificazione del lavoro, a nostro modo di vedere, è la maggiore flessibilità nel tipo di rapporto tra sindacato e azienda. Per fare un esempio: lo stabilimento Fiat di Mirafiori si è salvato solo per il referendum interno che ha chiamato in causa direttamente i lavoratori. Ecco questa è la strada: bisogna agevolare la contrattazione territoriale sganciandola dalle griglie dei contratti nazionali. Secondo noi è la migliore soluzione per tutelare i lavoratori e creare nuovi posti. Il fatto è che una simile proposta necessita di coraggio. si tratta di modificare il ruolo dei sindacati che accentrando tutto non dà risposte alle imprese. Di questo Renzi non parla: fa proposte si zucchero a velo”.
Ma oltre a Renzi, nella maggioranza anche altri partiti stanno alzando il tiro. Scelta civica minaccia di non votare l’emendamento sulla Tasi anche se viene posta la fiducia al provvedimento. Il tutto mentre chiede un riequilibrio nell’esecutivo per essere rappresentati. 
“Non amo occuparmi dei problemi di casa d’altri. Quello che osservo è che un movimento nato di recente dall’esperienza del governo Monti, non credo che abbia il diritto di scaricare le proprie tensioni interne sul governo. Se il governo dovesse servire ad accontentare le richieste di ciascuno, sarebbe uno stillicidio”.
Ha parlato della Fiat di Mirafiori mentre in Sicilia la smobilitazione della compagnia torinese è ormai senza recupero. A che punto siete sul piano di reindustrializzazione di Termini Imerese?
“La delega ai tavoli negoziali è del mio collega. Però posso dire su Termini Imerese che il lavoro è in corso. Stiamo aspettando che la Regione ci dia il prospetto delle manifestazioni di interesse che sono emerse sull’area industriale palermitana. Quanto al governo abbiamo rinnovato la cassintegrazione che era scaduta. Nel frattempo però abbiamo dovuto far fronte ad altre emergenze, da Fincantieri ad Ansaldo Breda su cui avremo un’altra riunione il 14 gennaio”.
Nei giorni scorsi si è ipotizzato un vostro possibile impegno a sostegno della giunta Crocetta smentito poi nella conferenza stampa a palazzo dei Normanni. Perché?
“Noi abbiamo detto con chiarezza che siamo opposizione e resteremo tale pur registrando l’apertura di D’Alia, la volontà al dialogo del governatore ma dovendo registrare poi la chiusura ideologica di Lupo. E francamente la posizione del segretario regionale del Pd mostra un vuoto di contenuti ingiustificabile: Lupo dimentica che a livello nazionale siamo alleati e usa per Alfano e Nuovo Centrodestra gli stessi toni che utilizzavano per Berlusconi e il Pdl. Inaccettabile. Quanto a Crocetta, aggiungo io, non siamo disposti a svolgere un ruolo di soccorso in aula e nemmeno riparatore delle defaillance del governo regionale. Ma se Crocetta dovesse ammettere che l’esperienza a livello nazionale è positiva e che il governo regionale è incapace di andare avanti, noi restiamo dispobili ad una collaborazione propositiva per un Patto per il rilancio della Sicilia”.

Elena Di Dio

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Elena Di Dio
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