La DIA di Caltanissetta ha proceduto all’esecuzione di un decreto di sequestro beni per circa 45 milioni di euro nei confronti di Paolo Farinella, 70enne nativo di Gangi (PA) e residente a Caltanissetta, in contrada Mimiani.
Il provvedimento è scaturito a seguito delle indagini dell’operazione “Flour” che hanno avuto origine da alcune segnalazioni di operazioni bancarie sospette avvenute presso una azienda bancaria sedente nella provincia di Caltanissetta, da parte di Paolo Farinella e la figlia Rosalba.
Entrambi risultavano essere titolari o comunque cointeressati in diverse imprese di costruzioni di opere pubbliche aggiudicatarie di numerosi e cospicui appalti in tutto il territorio nazionale, titolari di aziende agricole e proprietari di numerosi fabbricati e vastissimi appezzamenti di terreno situati nelle province di Caltanissetta e Palermo.
Farinella è anche considerato dagli inquirenti l’interlocutore privilegiato di personaggi di spicco di cosa nostra nei territori di Caltanissetta, Palermo e Trapani. In particolare, dopo la morte del cugino Cataldo Farinella, costruttore ritenuto esponente di Cosa Nostra palermitana, implicato con Angelo Siino nella cosiddetta mafia degli appalti, ha preso il suo posto subentrato, di fatto, nella gestione delle imprese che furono dello scomparso cugino, mantenendo, sostanzialmente, rapporti con personaggi di spicco della organizzazione mafiosa nissena, palermitana e del trapanese.
In particolare sono state sottoposte a sequestro le seguenti aziende e beni mobili ed immobili:
- L’intero compendio aziendale di nr. 5 società aventi ad oggetto lavori edili in esecuzione di appalti pubblici con sedi a Gangi (PA), Palermo, Livorno e Roma;
- 2 ditte individuali, aventi ad oggetto le coltivazioni agricole con sede rispettivamente a Caltanissetta e Gangi (PA);
- Quote sociali di nr. 3 società, nr. 2 delle quali aventi ad oggetto lavori edili in esecuzione di appalti pubblici con sede a Palermo e Catania, e di nr. 1 ad oggetto coltivazioni agricole con sede a San Cataldo (CL);
- L’intera proprietà di 25 fabbricati siti nelle province di Caltanissetta e Palermo;
- Terreni per un’estensione complessiva di circa 150 ettari situati nelle province di Caltanissetta e Palermo;
- Numerosi rapporti bancari intrattenuti presso sette diversi Istituti di credito dislocati su tutto il territorio nazionale.
Emerge la presenza della mafia che conta nelle risultanze delle indagini della procura di Caltanissetta a carico di Paolo Farinella, l’imprenditore nisseno al quale la Dia ha sequestrato oggi imprese e beni immobili per 45 milioni di euro, dislocati in Sicilia, nel Lazio e nella Toscana. L’inchiesta starebbe mettendo in luce rapporti, complicità, interessi comuni e presunte connivenze con uomini d’onore come lo scomparso boss di Mazara del Vallo, Mariano Agate, fornitore del calcestruzzo per i lavori stradali sulla SS 115 e al porto (appalto da 12 milioni di euro); o come Calogero Cangialosi, il cui figlio sarebbe stato assunto in una delle aziende dell’imprenditore nisseno.
Grazie a queste referenze, Farinella avrebbe avuto agganci importanti anche all’interno di Anas e Ferrovie dello Stato per l’aggiudicazione e l’esecuzione di appalti. Assume un particolare significato, nell’intera indagine, il sequestro del latifondo Mimiani, in territorio di Caltanissetta, da sempre emblema dello strapotere mafioso. Cosa nostra ne aveva fatto luogo di comoda e sicura latitanza (vi si sarebbe nascosto anche Bernardo Provenzano) ma anche riserva di caccia, di ristoro e di divertimento per molti boss. Il procuratore Sergio Lari l’ha definito “un importante successo professionale e morale e una soddisfazione personale per chi, come me – ha detto in conferenza stampa – combatte la mafia giorno dopo giorno”.
“Dopo il sequestro dei beni all’imprenditore Pietro Di Vincenzo – ha evidenziato il pm, Nico Gozzo – quello di oggi è tra i sequestri più cospicui in Italia, la cui importanza giudiziaria e il cui significato vanno ben al di là dei numeri già rilevanti”. “Numeri che nel contrasto al fenomeno mafioso e ai patrimoni illeciti – è stato fatto notare – portano a 410 milioni il valore dei beni, tra sequestri e confische, sottratti dalla Dia alla mafia nel distretto di Caltanissetta ed Enna negli ultimi due anni, sotto il comando del colonnello Gaetano Scillia”.