Quattro persone sono finite agli arresti domiciliari a L’Aquila per un giro di tangenti che coinvolge il Comune della città su appalti legati alla ricostruzione post-terremoto del 6 aprile 2009.
Gli arrestati sono: Pierluigi Tancredi, aquilano, all’epoca dei fatti consigliere comunale e delegato per il recupero e la salvaguardia dei beni costituenti il patrimonio artistico della città, attuale direttore del Settore Ricostruzione Pubblica e Patrimonio del Comune dell’Aquila; Daniela Sibilla, all’epoca dipendente e collaboratrice del consorzio dei beni culturali della provincia dell’Aquila; Vladimiro Placidi, aquilano, all’epoca direttore del Consorzio dei beni culturali della Provincia dell’Aquila e assessore alla Ricostruzione; Pasqualino Macera, all’epoca funzionario responsabile Centro-Italia della Mercatone Uno spa. Tra gli indagati c’è anche il vicesindaco Roberto Riga, con delega proprio alla ricostruzione.
Nell’annunciare le proprie dimissioni Riga ha dichiarato: “Per le mie azioni c’è la piena tracciabilità, comunque ho un’informazione di garanzia, non un rinvio a giudizio. In questo momento mi tiro da parte come assessore e vice sindaco per dimostrare che il bene generale della città conta molto. Farò chiarezza quanto prima possibile”.
Le ordinanze di custodia cautelare, insieme ad altre perquisizioni in ditte, abitazioni e uffici di alcuni dipendenti comunali e di ex assessori, sono state eseguite dagli agenti della squadra mobile della Questura dell’Aquila, con la collaborazione di quella di Teramo e di Perugia. Le accuse nei confronti di attuali ed ex assessori e funzionari pubblici aquilani ritenuti responsabili, a diverso titolo insieme a imprenditori, tecnici e faccendieri, sono di millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica, appropriazione indebita.
Attraverso le intercettazioni telefoniche e movimentazioni bancarie gli investigatori hanno “fotografato” l’esistenza di un presunto sistema di tangenti, radicato nel tempo e nel territorio, in particolare per i lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati. “Il reato piu’ grave accertato – ha detto il capo della squadra mobile dell’Aquila Maurilio Grasso – è quello della corruzione, in cui imprenditori fornivano tangenti per potersi aggiudicare gli appalti post sisma”.
Le indagini, iniziate nel novembre del 2012, hanno permesso di svelare l’esistenza di un sistema corruttivo, secondo il quale alcuni imprenditori interessati ai lavori per la ricostruzione post terremoto, fornivano illecite somme, quantificate in circa 500 mila euro, a funzionari pubblici quale contropartita per l’aggiudicazione di appalti relativi a lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati dal sisma del 2009 (tra cui Palazzo Carli, sede dell’Università di L’Aquila). È stata altresì accertata l’appropriazione indebita della somma di 1.268 mila euro, da parte di alcuni indagati, relativa al pagamento di taluni dei suddetti lavori. I fatti-reato commessi a L’Aquila, si riferiscono al periodo che va da settembre 2009 a luglio 2011.
L’operazione è stata denominata “Do ut Des”, per sottolineare come gli indagati, attuali ed ex funzionari pubblici locali, avessero creato un sistema di tangenti ben radicato nel tempo e sul territorio aquilano, al fine di ottenere denaro in cambio dell’aggiudicazione di alcuni appalti relativi a lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati dal sisma del 2009. Alcuni indagati, inoltre, si sono indebitamente appropriati, previa contraffazione della documentazione contabile, della somma di circa 1.250.000 euro, relativa al pagamento di parte dei lavori.
Le perquisizioni si stanno concentrando in studi professionali ma soprattutto al Comune dell’Aquila in cui sono custoditi i progetti e i finanziamenti del post-terremoto. Secondo fondi investigative, uno dei funzionari coinvolti si sarebbe fatto regalare da alcune ditte impegnate nei lavori edili di ricostruzione, moduli abitativi provvisori (Map) che sarebbero poi stati rivenduti.
“È stato un fulmine a ciel sereno, mi sento fortemente tradito”. Queste le prime dichiarazioni del sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente. “Sono un garantista però l’unica cosa che mi sento di dire – ha aggiunto – chiedo veramente, disperatamente, alla magistratura e all’autorità giudiziaria, piena luce, comunque e dovunque illuminando qualsiasi angolo, qualsiasi luogo di questa amministrazione comunale”.