È il giorno della memoria a Barcellona Pozzo di Gotto dove si ricorda Beppe Alfano, corrispondente del quotidiano “La Sicilia” di Catania, ucciso 21 anni fa dalla mafia. Una messa sarà celebrata nel Duomo di Santa Maria Assunta, alle 15.30. Subito dopo, l’amministrazione comunale deporrà una corona di fiori in via Marconi, dove venne commesso il delitto.
Alle 17 si terrà un confronto sui temi della lotta contro la mafia, nella sala di rappresentanza del Comune, presso l’ex stazione ferroviaria (via Medaglia d’oro Stefano Cattafi). Tra i temi che si affronteranno i tanti misteri ancora da chiarire sui mandanti dell’omicidio del giornalista Beppe Alfano e la condanna per mafia a 12 anni del boss barcellonese Rosario Pio Cattafi; il punto sull’importante lavoro svolto in questi mesi dalla Commissione Antimafia del Parlamento Europeo, presieduta da Sonia Alfano e un invito al governo italiano a potenziare realmente la Dia, il polo di eccellenza investigativa specializzata nel contrasto alle mafie e incaricata di vigilare contro il rischio di infiltrazioni dei clan negli appalti dell’Expo 2015 di Milano. L’incontro è organizzato dall’Associazione nazionale familiari vittime di mafia e dal Comune di Barcellona. Interverranno l’eurodeputato Sonia Alfano, presidente della Crim (la Commissione speciale sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro del Parlamento Europeo); il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico; il direttore della Dia, Arturo De Felice; il procuratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita; il senatore Giuseppe Lumia; l’avvocato Fabio Repici e il sindaco di Barcellona, Maria Teresa Collica.
La messa, la deposizione della corona di fiori e il dibattito sono gli appuntamenti pubblici per ricordare il cronista de “La Sicilia” ucciso a soli 47 anni per le proprie inchieste giornalistiche sulla mafia e sui suoi legami con il potere. “Ricorderemo mio padre, ma soprattutto, ancora una volta, chiederemo verità e giustizia” dice Sonia Alfano. “Sebbene qualche passo avanti nelle indagini sia stato compiuto, noi stiamo ancora aspettando tutta la verità e lotteremo con tutte le nostre forze per averla. Non è un diritto soltanto nostro, ma di tutti coloro i quali credono nella giustizia. È un diritto di tutti i cittadini onesti”.
Beppe Alfano, uno degli otto giornalisti uccisi in Sicilia dalla mafia, aveva raccontato la guerra tra cosche in corso nel Messinese, gli affari per i maxi-appalti per i lavori pubblici, gli scandali legati alle frodi di produttori agrumicoli che intascavano illegalmente i fondi europei. La massoneria, le collusioni con la criminalita’. Un’ipotesi sul delitto l’ha fatta anche il collaboratore di giustizia Maurizio Avola, ex boss etneo: il giornalista e’ stato ucciso perché aveva scoperto che il boss catanese Nitto Santapaola, allora latitante, si nascondeva proprio a Barcellona Pozzo di Gotto, in via Trento, a pochi metri dalla sua abitazione.
Per il delitto di Beppe Alfano, allo stato, ci sono due condannati con sentenza definitiva. Il primo è Giuseppe Gullotti, condannato a 30 anni in qualità di organizzatore del delitto quale capo dell’ala militare della mafia di Barcellona. Gullotti, 54 anni, è stato riconosciuto colpevole dalla Corte di Cassazione dopo un lungo iter processuale. In primo grado, la Corte di Assise di Messina, il 15 maggio 1996, lo ha assolto. La Corte d’Assise di Appello di Messina, con la sentenza del 6 febbraio 1998, ha riformato il verdetto e ha condannato Gullotti a 30 anni di reclusione (la pena dell’ergastolo non era possibile perché il titolare dell’inchiesta, il pm Olindo Canali, non ha contestato l’aggravante della premeditazione). La Corte di Cassazione il 22 marzo 1999 ha rigettato il ricorso di Gullotti e la sua condanna è diventata irrevocabile.
Il secondo condannato in Cassazione, a 21 anni e 6 mesi, è Antonino Merlino, in qualità di esecutore materiale del delitto. E’ stato riconosciuto colpevole in primo grado e in appello. La Cassazione, il 22 marzo 1999, ha annullato la condanna e disposto il rinvio per un nuovo giudizio davanti alla Corte di assise di appello di Reggio Calabria, che il 19 aprile 2002 lo ha assolto. Nel febbraio 2004 la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione e disposto un nuovo giudizio. La Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria ha condannato Merlino a 21 anni e 6 mesi nell’aprile 2005. La Cassazione ha confermato il verdetto, rendendo la condanna definitiva, nell’aprile 2006.