Una donna cinese, appartenente alla minoranza musulmana degli uiguri, è stata costretta ad abortire al nono mese di gravidanza a causa della legge che impone un limite al numero dei figli. Il bambino è nato vivo, ma a causa del travaglio indotto prima del termine attraverso i medicinali è morto poco dopo. Radio Free Asia riferisce che lo stesso giorno, nel medesimo ospedale, sono stati imposti altri cinque aborti.
Come altre minoranza, gli uighuri sono esentati dalla politica del figlio unico, infatti possono avere tre figli per famiglia se sono residenti in campagna mentre due figli se sono residenti in città. La donna però, al nono mese di gravidanza, era già madre di altre tre figlie ed era in attesa di un maschio. La polizia aveva imposto una multa tra i seimila e i quattordicimila euro, ma la coppia non ha pagato fuggendo nella casa dei genitori del marito. Qui però la polizia li ha trovati e ha prelevato la donna accompagnandola in ospedale.
Lo Xinjiang è la regione da mesi al centro degli scontri tra il governo cinese e la minoranza musulmana. Alla fine del 2014 il governo cinese ha allentato la stretta sulla politica del figlio unico permettendo alle coppie in cui entrambi i genitori sono figli unici di avere più di un solo figlio.