Fra poche ore l’Aula si trasformerà in una arena. Andrà in scena la legge di stabilità e non sarà una passeggiata.La presentazione di oltre un migliaio di emendamenti e i “segnali” precisi inviati dall’Aula in occasione dell’abolizione delle Province lasciano capire quale sia il clima politico. Crocetta non vuole rinunciare alla sua leadership politico-mediatica, il Governo annaspa, la maggioranza vacilla, l’opposizione scalpita e non vede l’ora di piazzare qualche “colpo”.
Difficile ipotizzare che il Governo regionale possa davvero cadere. Un’ipotesi tecnicamente possibile, che però cozza con l’istinto di sopravvivenza dei deputati – di qualunque area – che difficilmente accetterebbero l’idea di tornare a casa con tre anni di anticipo e con la prospettiva di un Parlamento che si restringe da 90 a 70 deputati. Crocetta vuole imporre alcuni punti del testo messo a punto dal suo assessore ma dovrà fare i salti mortali per ricucire piccole e grandi ferite politiche con gli alleati della maggioranza e fa appello al senso di responsabilità di tutte le forze politiche. Il suo modo di governare – molto plateale e individualistico – però non piace a tutti e i numeri non garantiscono solidità. Anche perché il quadro politico è in continua evoluzione. L’avvento di Renzi alla segreteria del Pd certamente produrrà presto nuovi equilibri interni anche in Sicilia, a cominciare ad esempio dalla posizione dell’assessore alle Finanze Luca Bianchi che – dopo le dimissioni di Fassina – ha sempre più le valige in mano ed è probabile che si stia apprestando al suo secondo e ultimo bilancio regionale.
In questo contesto si inserisce il tema di nuove alleanze e dell’apertura al Nuovo Centrodestra. L’argomento è sorto spontaneamente dopo il trionfo in Aula dei “franchi tiratori” e Crocetta l’ha cavalcato, probabilmente più per mandare un segnale ai suoi alleati che non per effettiva convinzione. Ma dall’autorevole posizione di ministro, il siciliano D’Alia ha rilanciato il tema in una lunga intervista con Elena Di Dio, direttore del quotidiano online BlogSicilia. D’Alia ha ribadito che “non è producente fare accordi con singoli pezzi di vecchi apparati e vecchi arnesi della politica siciliani interessati a mantenere una piccola rendita di posizione” e che non porta a nulla “andare avanti con i mercenari o i lanzichenecchi”.
Il leader dell’Udc indica dunque la strada da seguire ed è esplicito. “Bisogna esportare anche al governo della Regione il modello delle larghe intese attraverso un patto di governo con quelle forze che oggi stanno all’opposizione. Non si fa certamente con trattative sottobanco o offrendo questo o quel posto di sottogoverno ma concordando l’agenda del governo. Il salto di qualità è questo”. (Clicca QUI per l’intervista integrale)
Più chiaro di così…