Ricorre oggi il trentesimo anniversario dell’uccisione del giornalista e scrittore Giuseppe Fava, assassinato a Catania, all’età di 58 anni, davanti al teatro Verga, dove si era recato in macchina per prendere la nipote che recitava in “Pensaci, Giacomino” di Luigi Pirandello. Inizialmente classificato come delitto passionale, per l’omicidio sono stati successivamente condannati i boss Nitto Santapaola, Aldo Ercolano e Maurizio Avola.
Il sindaco di Catania, Enzo Bianco, ha depositato una corona d’alloro in memoria di Fava, davanti alla lapide della strada intitolata al giornalista. “Nel 1984 – ha detto Bianco – Pippo Fava era solo a denunciare che a Catania era arrivata la mafia. C’era la parte dominante della città, anche le sue istituzioni, che voltava la testa dall’altra parte. Oggi non è più così, ma come allora c’è un vento pesante su Catania, un vento di illegalità, di poteri criminali, di collusioni di interessi”.
Per il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, “è ancora vivo e forte il ricordo di Fava, grande intellettuale, scrittore e giornalista che con l’esperienza de ‘I Siciliani’, è stato palestra e scuola di libertà di informazione come alternativa alla cultura mafiosa e ad una informazione reticente e collusa”.
Uomo dallo straordinario carisma, Pippo Fava, da giornalista è stato direttore responsabile del Giornale del Sud e fondatore del giornale a spiccata vocazione antimafia I Siciliani. Da sceneggiatore, il suo Palermo or Wolfsburg, nel 1980, si è aggiudicato l’Orso d’oro al Festival di Berlino.