Assemblea dei soci concitata quella della banca Monte dei Paschi di Siena che si sta svolgendo oggi. Dopo il rinvio dell’assemblea di venerdì, chiamata ad approvare la proposta di ricapitalizzazione (a causa del quorum non raggiunto), l’assise è stata riconvocata con un quorum minimo da raggiungere del 33,3 per cento. “Non è un atto di sfiducia nei confronti di Alessandro Profumo – spiega Antenalla Mansi, presidente della Fondazione Mps. – Non lo è mai stato. L’ho precisato mille volte e lo preciso anche adesso”. La presidente della fondazione, titolare del 33,5 per cento delle azioni della banca, spiega come non si tratti di una questione legata alle persone ma piuttosto agli obiettivi nella scelta di non approvare l’aumento di capitale a gennaio.
“È una nostra precisa responsabilità – ha aggiunto Mansi – speriamo comunque che questo si possa conciliare nel tempo con gli interessi della banca”. Poi il presidente della fondazione ha aggiunto “Oggi purtroppo esiste una indiscutibile necessità dell’ente di badare alla propria sopravvivenza e questo è un fatto che noi da amministratori non possiamo evidentemente dimenticare”.
All’ordine del giorno dei lavori dell’assemblea, per la parte straordinaria, è previsto l’aumento del capitale sociale per un totale di tre miliardi e il raggruppamento di azioni ordinarie (una nuova azione ordinaria ogni 100 azioni esistenti), mentre per la parte ordinaria è prevista la nomina di amministratori a integrazione del consiglio d’amministrazione.
All’assemblea del Monte dei Paschi anche i piccoli azionisti si schierano contro Profumo, approvando invece la decisione della Fondazione per il rinvio dell’aumento di capitale a maggio e allo stesso tempo chiedono un cambio ai vertici. “Non capisco cosa c’è dietro la fretta di Profumo e Viola per un aumento di capitale che sarebbe drammatico per la fondazione e la città”, ha detto uno dei soci storici come Pier Paolo Fiorenzani. ”È uno specchietto per le allodole – aggiunge Fiorenzani. – Rocca Salimbeni deve dare rispetto alla Fondazione, che si è svenata per la banca. Ogni fretta appare inopportuna e fuori luogo, non si po’ strozzare la Fondazione”. Secondo Fiorenzani inoltre ”non rimborsare i Monti bond: lo Stato entri, sarebbe sempre meglio che finire in bocca a qualche pescecane”.
Paolo Emilio Falaschi, uno dei primi a chiedere un cambio al vertice della banca, ha parlato di come la nazionalizzazione sarebbe uno ”spauracchio, lo Stato italiano ha il terrore della nazionalizzazione, non avverrà mai”. Sembra ancora meno intenzionato ad edulcorare la pillola Gabriele Corradi, nel 2011 candidato sindaco di Siena per una lista civica: ”Questo management è in carica da otto trimestri e abbiamo visto solo segni meno, salvo che per i tagli del personale. Se la sua delibera sarà bocciata, il presidente dovrà prenderne atto e andarsene, presidente Profumo ci liberi della sua presenza, a Siena sara sempre benvenuto, ma lasci Rocca Salimbeni. Lei non è stato capace di capire la nostra storia”.
Cresce quindi ancora di più la tensione a Siena e se la Fondazione guidata da Antonella Mansi, primo tra gli azionisti, otterrà il rinvio dell’aumento di capitale Alessandro Profumo potrebbe decidere di lasciare a nemmeno due anni dalla sua nomina, questo almeno secondo quanto riporta l’agenzia Reuters. Lo scontro con le fondazioni non sarebbe comunque una novità nella carriera di Profumo, che ruppe con Unicredit proprio in un situazione che vedeva coinvlte le fondazioni.
La Fondazione guidata da Mansi, sarebbe in grado, almeno in teroria non solo di rigettare il progetto di Profumo ma di approvarne anche lo slittamento al mese di maggio. L’assemblea potrebbe ancora essere rinviata al 30 dicembre allora sarà poi necessario un quorum del 29 per cento, ma solo se la fondazione non depositasse le sue azioni.