“È Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese”, scriveva Charles Bukowski, che di solito è uno di quegli autori idolatrati dai cinici più incalliti.
Ma anche il più fine intellettuale sociopatico dovrebbe rimanere colpito dalla magia – sì, parliamo proprio di banalissima magia – del Natale. Cene, parenti, luci e regali vi turbano? La vista del rosso e del verde vi crea crisi epilettiche? Niente paura, è la tipica sindrome da Grinch, che in pochi semplici passi potrà essere superata.
Rilassatevi e provate a pensare alla città intorno a voi: non è caotica, non è insopportabile, non è fastidiosamente piena di quelle luci a intermittenza che Bukowski vuole spente. La tua città a Natale è bella, è piena di diversità, magari non è pulita, magari non è serena. Ma è una città illuminata per Natale e ti viene voglia di prendere un foglio e disegnarla, scriverla, raccontarla. Poi magari ci sono i vostri concittadini un po’ naif, che sbraitano e spingono e pensano di essere i padroni delle strade con o senza mezzi, ma che importa? È Natale e fare un sorriso non costa niente.
Quello che sicuramente potrebbe costare invece è il cibo: non importa la cifra che siete disposti a spendere per il pranzo e la cena di Natale, comunque vada, gira che ti rigira, il risultato sarà lo stesso. Ottomila calorie ingurgitate nel giro di 2 ore, comodamente seduti nella sedia del vostro soggiorno. Sapete cosa succede quando mangiate? Producete la seratonina, l’ormone della felicità. Quindi, cari Grinch, in fondo sarete felici anche voi.
Con la vostra pancia satolla potreste incontrare persone che non vedete da tempo e che ritornano in città: da sempre il Natale è il momento di ritrovo più bello dell’anno. Perchè tutti sono un po’ più rilassati, l’aria è diversa, le sere si riempiono di panni da gioco, drink e chiacchiere. Ma anche di libri, di film e di coperte. Insomma, le sere natalizie sono quelle che più si prestano a qualsiasi tipo di umore: perchè il Natale non vi giudica, siete voi che lo vessate con le vostre continue lamentele.
Lamentele che spesso vengono coperte da adorabili canzoni natalizie: teniamo da parte i classicissimi Jingle Bells e Canti di Natale, ma anche il più rigido dei Grinch dovrà cedere a un movimento di spalle, un ciondolamento della testa, un picchiettio del piede sulle note di canzoni insostituibili come Last Xmas degli Wham e All I want for Christmas is you di Mariah Carey.
Dite che odiate la vostra famiglia o essere costretti alle formalità? Principalmente a Natale potete scoprire segreti familiari insospettabili, basterà far alzare un po’ il gomito allo zio di turno. Poi potreste riscoprire parenti che non ricordavate e magari potreste sfidarli a carte e dimostrare chi è il parente alfa di casa. Il tutto, ricordiamoci, ingurgitando quantità di pandoro e frutta secca da far rabbrividire qualsiasi nutrizionista.
Insomma, cari Grinch, a Natale si può essere tutto quello che si vuole. Si può amare il Natale anche se si odiano tutte le tradizioni del Natale. Si può essere felici indossando un banalissimo cappellino, senza preoccuparsi della banalità e vacuità della festa. Va bene odiare il Natale, ma va più che bene amarlo: bipolarismo natalizio? Forse. Bukowski quindi si sbagliava, va benissimo essere persone a intermittenza, soprattutto a Natale!