La crisi arriva proprio dappertutto, anche li dove proprio non te lo aspetti. Sembrerebbe che la protesta scoppiata nella Silicon Valley sia stata una reazione dei cittadini contro il caro affitti. Un aumento del 27 per cento sugli affitti di casa che sarebbe, almeno secondo quanto sostenuto dai manifestanti, causato dai maxi stipendi dei dipendenti di Google e Apple. Proprio a causa della capacità del mercato immobiliare di adattarsi ai guadagni di chi poi prenderà in locazioni le case, sembrerebbe proprio che le super buste paga dei dipendenti dei colossi della tecnologia rischi di mettere fuori casa tutti gli altri.
La rabbia e la protesta esplodono prima che in altre parti a San Francisco, dove un movimento di cittadini si è organizzato lanciando un flash mob per bloccare gli autobus che portano al lavoro i dipendenti di Google e Apple. Uno dei dipendenti di Big G ha anche twittato una foto che sta facendo il giro del web, proprio della manifestazione in corso. Nella foto vengono ripresi due manifestanti con uno striscione in cui Google viene mandata a quel paese.
Nel documento di rivendicazione del movimento, il termine usato è “gentrification”, cambiamento culturali e sociali in una deteminata area causati dalla compravendita e della locazione di immobili da parte di una componente della popolazione benestanzte all’interno di una comunità che non dispone delle stesse capacità economiche e finanziarie.
Tra le fila della protesta sembra esserci un mal di pancia popolare di manzoniana memoria. Sono infatti, tra gli altri, diretti gli attacchi alla condizione economica ed al trattamento salariale dei dipendenti delle due grandi aziende della tecnolgoia. Tra i volantini si legge anche, come se fossero delle colpe, la lunga lista di benefits e agevolazioni per i dipendenti dell’ hi-tech. Uno dei motivi più forti a sostegno della protesta, e questo potrebbe delineare anche il profilo della manifestazione, è l’utilizzo da parte degli autobus aziendali delle fermate del trasporto pubblico.