Il futuro dei 4.500 lavoratori palermitani di Almaviva Contact è sempre più a rischio. A lanciare l’allarme sono Slc-Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, che hanno proclamato 16 ore di sciopero e da gennaio i lavoratori, che mantengono lo stato di agitazione, decideranno nelle loro assemblee come e quando organizzare le giornate di protesta. Dal governo regionale il sindacato non ha ancora avuto risposte sulla possibilità di utilizzare un immobile confiscato alla mafia da destinare a nuova sede per questi lavoratori. E i contratti di locazione sono in scadenza.
“L’azienda non va abbandonata. Non comprendiamo come una realtà con così grandi potenzialità, che garantisce sviluppo e occupazione, che collabora con società del calibro di Oracle, Ibm e Microsoft, non possa avere la sua sede a Palermo e radicarsi in questa città – hanno dichiarato oggi nel corso di una conferenza stampa all’Hotel Plaza i segretari di Slc-Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil Maurizio Rosso, Francesco Assisi e Giuseppe Tumminia. – Su 8.500 lavoratori di Almaviva in Italia, 6 mila operano tra Palermo e Catania: Regione e Comune intervengano per far sì che l’azienda apra la sua sede legale in Sicilia e paghi qui le tasse. Il rischio è che Almaviva, che già fa ricorso per il 25 per cento del personale a contratti di solidarietà, vada altrove”.
Da un anno e mezzo i sindacati hanno intrapreso un percorso col governo regionale. “Ma non possiamo che rilevare il fallimento di questi tavoli – aggiungono i segretari di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom Uil. – Quello dei call-center è un settore di fondamentale importanza che in Sicilia impiega 20 mila addetti. La politica non può non capirlo. Chiediamo che sia il presidente della Regione che il sindaco di Palermo ascoltino il nostro grido d’allarme, prima che sia troppo tardi, e diventino parte attiva in questa vertenza”.