”Posso testimoniare, nella mia esperienza al centro di accoglienza di Lampedusa, che episodi come quello filmato dal Tg2 non erano mai accaduti”. Lo dice Francesca Giardina, 36 anni, che dal 2011 e’ stata piu’ volte medico responsabile del Cpa lampedusano. L’ultimo periodo di lavoro nel centro è stato nel settembre scorso.
”Non voglio che l’errore di qualcuno – aggiunge – possa inficiare la dedizione con cui decine di persone hanno affrontato ogni giorno il lavoro, spesso difficilissimo, per accogliere i profughi che attraversano il Mediterraneo per cercare una vita migliore”.
Giardina spiega la dinamica delle visite sanitarie: ”Normalmente i migranti giunti sull’isola vengono controllati dal personale medico del poliambulatorio direttamente sul molo. Poi una volte arrivate nel centro le persone vengono visitate nuovamente dal medico per evitare il contagio di eventuali malattie infettive come polmoniti, scabbia, tubercolosi. I migranti, quindi, vengono identificati dalla polizia scientifica e ricontrollati in infermeria dove viene compilata una scheda sanitaria. Se viene fata la diagnosi di presunta scabbia il paziente viene sottoposto a un trattamento col benzoato di benzile in una stanzetta attigua all’infermeria e nel totale rispetto della privacy”.
”Il trattamento – aggiunge – viene fatto dall’infermiere. Se a Lampedusa, come riportato dal video Rai, non è stata seguita questa procedura i responsabili sono facilmente identificabili. Ma e’ giusto affermare che per anni i migranti di Lampedusa sono stati curati amorevolmente”.
Il medico prosegue: ”Io ho vissuto una fantastica esperienza a Lampedusa, dove ogni storia e’ un’emozione e dove una semplice infermeria tra una medicazione ed una terapia diventa luogo di confronto e di conforto per i migranti. Un’infermeria dove si distribuisce anche vasellina per idratare i capelli e creme cosmetiche come piccole coccole, quando si può. E cosa dire degli operatori del centro che quando la nave ritardava le distribuzioni alimentari, prendevano le merendine dei propri figli da casa per darle ai bimbi profughi? E come non sottolineare il lavoro dei mediatori culturali, soprattutto di chi in quell’orribile ripresa lancia biancheria intima, che rappresentano i custodi degli immigrati, sempre pronti ad ascoltare i loro problemi facendosene spesso carico”.
”Quel video terribile – conclude – purtroppo non può essere cancellato. Ma chi ha sempre operato mettendo il proprio cuore e la propria professione al servizio dei migranti non può accettare che lo sbaglio di un singolo sporchi anni di sudore e passione”.