Sono trentasei le cartelle cliniche dei pazienti in cura con il metodo Stamina a Brescia: i pazienti non hanno avuto nessun miglioramento e ci sarebbe anche un caso di decesso sospetto. Ancora, l’inchiesta di Torino evidenzia la pericolosità del metodo per la salute, dalla trasmissione di virus all’insorgenza di tumori.
Lo staff di Davide Vannoni operava negli scantinati di edifici di varie località italiane, e anche a San Marino: l’Ordine dei medici bocciò le strutture già nel 2008 perchè in quei locali “non erano certificate le sterilità e l’inadeguatezza”. Quanto ai rischi potenziali, l’elenco è particolarmente lungo ed è suddiviso in base agli step del procedimento.
La biopsia midollare, la manipolazione delle cellule staminali, le reintroduzioni mediante puntura lombare, i “medicinali imperfetti”, viste anche le condizioni di lavoro, non erano esenti da controindicazioni anche gravissime: si parte da “nausea e cefalea” per arrivare alle meningiti batteriche, dagli ematomi ai traumi midollari, fino alle “localizzazioni cellulari atipiche e incontrollate” e al “rischio di insorgenza di tumori dovuti alla possibile selezione/trasformazione di cellule preneoplastiche durante le manipolazioni in vitro”.
E intanto il Ministro Lorenzin continua ad affermare che “Il metodo Stamina non esiste dal punto di vista scientifico, non abbiamo ancora le prove”. Ma non è indifferente ai casi che sperano in una soluzione tramite lo studio di Vannoni: oggi l’incontro con il papà della piccola Noemi.