La Camera dei Deputati ha approvato la legge di Stabilità, confermando contemporaneamente la fiducia al Governo. I parlamentari votanti erano 546 (un astenuto), i sì sono stati 350, 196 i no. Il testo passerà adesso per la seconda lettura al Senato e, nelle previsioni del Governo, sarà legge entro Natale. Il voto di Palazzo Madama potrebbe arrivare anche lunedì stesso.
Nel passaggio alla Camera la legge di stabilità si è arricchita di molti capitoli ma alcuni interventi sono rimasti fuori, a partire dall’ipotesi di detraibilità della minu Imu dalla Tasi. Ma il ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio, ha annunciato un nuovo decreto per correggere le detrazioni alla Tasi per le famiglie previste nella legge di stabilità e coprire il mancato gettito ai Comuni di circa 1,2-1,3 miliardi. “Il provvedimento – ha spiegato il ministro – servirà a dare flessibilità all’aliquota (della Tasi n.d.r) per fare le detrazioni alle famiglie”. Delrio ha ricordato anche che nella legge di stabilità ci sono già 500 milioni per le detrazioni.
Non c’è traccia delle misure per agevolare il rientro dei capitali dall’estero che in un primo momento avrebbe dovuto garantire entrate da destinare automaticamente alla riduzione del cuneo fiscale. Nasce, infatti, il fondo per la riduzione del cuneo fiscale, in uguale misura per imprese e lavoratori, alimentato dai risparmi della spending review non impegnati e dalle maggiori entrate della lotta all’evasione. Le detrazioni Irpef per i redditi da lavoro dipendente saranno rideterminate e saranno più consistenti sotto i 28 mila euro.
Stoppato anche il tentativo di modificare la Tobin tax, e alleggerita la ‘web tax’: dopo il niet di Matteo Renzi alla prima formulazione, si è arrivati a una mediazione: sparisce l’obbligo di partita Iva per le società che operano nel commercio elettronico mentre rimane per gli spazi pubblicitari e il diritto d’autore.
“Voglio che ci siano strumenti per la crescita senza sfasciare i conti pubblici”, ha detto il premier Enrico Letta al suo arrivo a Bruxelles per il vertice dei capi di Stato e di governo Ue.
La fiducia è arrivata, il testo è stato approvato, ma lo scontento di tutte le parti politiche è innegabile. Durissimi i commenti dell’opposizione, soprattutto di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle, più velata la disapprovazione dei parlamentari che hanno votato la fiducia, sintetizzata nella dichiarazione di voto di Lorenzo Dellai (Per l’Italia): “Votiamo la fiducia, nonostante la manovra sia fatta di luci e ombre, perché non ci sfugge il fatto che il governo Letta e il presidente della Repubblica sono punti di riferimento essenziali per un paese sempre più impaurito e sofferente”.
Monta intanto la protesta dei Comuni che considerano inaccettabili i tagli inflitti e chiedono un incontro urgente al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. All’attacco anche Confindustria che giudica la manovra poco incisiva e lancia l’allarme: “L’Italia si presenta alle porte del 2014 con pesanti danni, comparabili solo con quelli di una guerra”.
Immediata la replica del presidente del Consiglio che ai sindaci ha fatto presente che “per la prima volta non sono previsti tagli” e agli industriali ha detto: “Nessuno ha la bacchetta magica, nessuno stampa moneta e io penso che gli imprenditori e la Confindustria dovrebbero essere i primi a sapere che tenere i conti a posto vuol dire far calare gli spread, come oggi che siamo arrivati a 219”. Ma Squinzi controreplica: “Noi non abbiamo chiesto di sfasciare i conti. Il nostro obiettivo è di allocare con razionalità quelle poche risorse che purtroppo ci sono in questo momento per non sfasciare il Paese”.