Da qui a cinque anni Ibm proverà a cambiare il futuro dell’umanità. Come? Creando computer che apprendono. “Qualsiasi cosa sarà in grado di apprendere”. I medici useranno i Dna per curare i pazienti, le aule insegneranno, le città saranno smart e aiuteranno i cittadini e i commercianti.
Un futuro che si trova proprio dietro l’angolo quello presentato all’ottava edizione di 5 in 5, basata sull’analisi dei trend sociali e di mercato e sulle idee sviluppate dagli scienziati dei laboratori di ricerca di Big Blue. Potrebbe sembrava fantascienza, ma si tratta soltanto di innovazione tramite il concorso di cloud computing, big data e tecnologie di apprendimento.
In pratica, possederemo oggetti che conosceranno tutto su di noi: dai nostri rapporti personali ai luoghi che frequentiamo a quello che ci piace. I nostri computer non solo ci ascolteranno ma ci parleranno, attingendo a un enorme archivio di dati su di noi.
Insomma arriveremo a una fase in cui la tecnologia sarà ideata per apprendere e migliorare le nostre capacità cognitive: i settori designati da Ibm sono cinque. Il primo è l’educazione, con l’ideazione di aule digitalizzate. Il secondo è il commercio, dove la tecnologia della realtà aumentata potrà migliorare l’esperienza del consumatore.
Il terzo è la medicina, con enormi passi avanti sull’utilizzo del Dna per curare malattia come i tumori. Quarto settore è la sicurezza, con l’introduzione dei custodi digitali, figure che proteggeranno gli utenti da virus e frodi online. Ultimo settore è l’urbanistica: i computer riusciranno a creare città più intelligenti, instaurando rapporti diretti tra base e vertici per raggiungere efficacemente delle soluzioni.