L’accordo sulla gestione ordinata dei fallimenti bancari è stato trovato. Ci sono volute 12 ore di lunghi negoziati, ma alla fine il progetto che mira a separare le crisi finanziarie e quelle del debito pubblico dei paesi è stata approvata ed entrerà in vigore a partire dal 2016. Si aggiunge così al meccanismo unico di vigilanza della Banca centrale europea un nuovo strumento sul quale fondare l’Unione bancaria.
La Germania ha, in qualche modo, nel corso dei mesi, tenuto fermo il negoziato per via, in un primo momento, delle elezioni politiche tedesche e poi, in un secondo momento, sono stati i tanti no al fondo comune. Ma l’Europa non parla ancora solo tedesco e adesso i “comandamenti” della Germania perdono il loro potere e, in qualche modo, anche l’Italia ha fatto la sua parte. “Una posizione determinata” quella che il governo italiano è riuscito a mantenere fino al punto di arrivare quasi a chiedere il rinvio dei lavori, cosa che invece trova l’Unione europea contraria, pur di concludere questo processo.
Il ministro dell’Economia Saccomanni, parla della posizione italiana e dell’accordo appena raggiunto. “Abbiamo fatto dei passi avanti nella direzione da noi auspicata – spiega. – L’accordo sul meccanismo unico di risoluzione delle banche è un risultato storico, paragonabile a un’altra storica conclusione che era quella dell’unione monetaria. E poi abbiamo esorcizzato il pericolo che si ripeta quello che è successo dopo il fallimento di Lehman Brothers”. Saccomanni ha inoltre chiarito che l’Italia ha ottenuto riscontro positivo sul punto a cui il governo teneva di più: il backstop o paracadute finanziario. Questo nuovo strumento servirà ad intervenire nel caso in cui non sia in grado di salvarsi con le regole del “bail-in”, meccanismo in al quale si distribuiscono le perdite tra gli investitori con una gerarchia molto precisa.
La richiesta italiana a Germania, Francia, Spagna, Olanda e alla presidenza dell’Unione europea verteva sulla necessità che venissero istituiti dei paracadute comuni già dall’entrata in vigore della risoluzione unica. Una linea diversa rispetto a quella che avrebbe desiderato seguire la Germania che chiedeva che fossero gli stati a provvedere da soli fino a quando non fosse entrato in vigore il fondo unico di risoluzione, lo strumento alimentato dalle banche ma che sarà in grado di funzionare tra circa 10 o 15 anni. Ci sarà quindi un paracadute da subito. Nel tempo lo strumento del paracadute diventerà un istituto in grado di fare “prestiti ponte” alle banche, prendendo i fondi dagli Stati o dal fondo salva-Stati Ed. Le banche dovranno quindi restituire tutto il denaro preso a prestito senza nessuno sconto, perchè sembra chiaro che non è più nella volontà di nessuno permettere che siano i contribuenti a pagare i danni delle banche.