Contrada Dagala di Adrano sarebbe stata la loro zona di riferimento: agricoltori e proprietari terrieri dovevano pagare loro la “guardiania” per evitare rappresaglie, come furti o danneggiamenti.
A chi versava il pizzo veniva rilasciato un numero di riconoscimento: il 7, posto all’ingresso del fondo, che identificava il “gruppo” di riferimento e che garantiva la sicurezza della struttura.
È l’accusa contestata a Biagio Mannino, 26 anni, e a suo zio Giuseppe Mannino, di 50, che sono stati arrestati, e posti ai domiciliari, da carabinieri della compagnia di Paternò per estorsione in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa del Gip di Catania su richiesta della Procura etnea.
I due sono, rispettivamente, fratello e zio di Alfredo Mannino, attualmente detenuto e indicato dagli investigatori come appartenente al clan Scalisi. Un avviso di garanzia è stato notificato da militari dell’Arma a Emanuel Bua, di 23 anni, che avrebbe svolto il ruolo di esattore.
Il Gip non ha contestato l’aggravante mafiosa ad alcuno degli indagati. Dalle indagini, avviate dopo denunce delle vittime, è emerso che nelle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Adrano dello scorso giugno, i due Mannino si sarebbero attivati per “indurre gli elettori a votare per un loro parente”, risultato poi eletto. Il consigliere comunale non è indagato perché non è risultato fosse a conoscenza dell’attività a suo sostegno.