La web tax “è un errore”. Ne è convinto il neo segretario del Pd Matteo Renzi. Il segretario del Partito democratico ha definito questa iniziativa “un tentativo di assoggettare le aziende digitali estere alle normative fiscali italiane, provocando un danno sia ai produttori che ai consumatori. Intanto sul web esplode la protesta.
Questa nuova tassa potrebbe, secondo i detrattori, essere pericolosa per il futuro dello sviluppo del web in Italia. L’emendamento alla Legge di Stabilità a firma Edoardo Fanucci (Pd), Sergio Boccadutri (Sel), Ernesto Carbone (Pd), Antonio Castricone (Pd) e Stefania Covello (Pd), vorrebbe che le aziende operanti sulla Rete e con la Rete nel Belpaese debbano pagare le tasse in Italia, anche se sono straniere o succursali legali in nazioni europee con regimi fiscali più convenienti. Ma le aziende potrebbero decidere di investire in luoghi diversi dallo Stivale e per le imprese italiane che operano sul web potrebbero nascere non poche difficoltà.
Se dovesse passare questa linea sarebbero colpiti i grandi colossi del web come Facebook, Google, Apple e Amazon.
“Chiediamo al governo Letta – ha continuato Renzi – al presidente del Consiglio di eliminare ogni riferimento alla web tax e porre il tema dopo una riflessione sistematica nel semestre europeo”. Il leader dei Democratici lo ha precisato durante una diretta twitter.
“Ho già detto all’assemblea di domenica – ha spiegato Renzi – che per me la web tax è un errore. Nelle prossime ore lo spiegheremo in una nota scritta, certo, c’è il tema della tassazione dei servizi online, è giusto evitare l’elusione da parte delle grandi piattaforme informatiche” ma questo “non lo si risolve con una battaglia di principio che fa l’Italia”.