La mobilitazione nazionale dei sindacati contro la legge di stabilità ha riempito le piazze delle più importanti città italiane. Scontri a Torino dove quattro persone sono rimaste contuse, due tra le forze dell’ordine e due tra i manifestanti, e quattro persone fermate e portate in Questura per essere identificate.
Attimi di tensione al termine del corteo in piazza Castello. Alcuni giovani hanno lanciato vernice colorata contro il Palazzo della Regione. Le forze dell’ordine sono intervenute per allontanare i manifestanti.
Nell’arco della stessa giornata si sono registrati tafferugli tra forze di polizia e giovani dei centri sociali in Piazzale Roma a Venezia, dove erano in programma due manifestazioni di diverso colore politico: quella degli antagonisti e quella di Forza Nuova. Cariche della polizia che ha reagito al lancio di fumogeni e bombe carta. Lanciati anche dei lacrimogeni.
Dopo gli scontri sono stati fermati due giovani dell’area antagonista. A quanto si apprende, nei tafferugli una decina di uomini delle forze dell’ordine avrebbero riportato ferite lievi e contusioni.
Tornando alle manifestazioni contro la legge di stabilità, da Torino a Palermo lo slogan che guida la manifestazione è “Meno tasse, più lavoro”. Cgil, Cisl e Uil vogliono una serie di modifiche alla legge che prevedano meno tasse per lavoratori e pensionati, la riapertura della contrattazione nei settori pubblici, la rivalutazione delle pensioni e il finanziamento della cassa integrazione oltre a nuove politiche industriali e sociali.
La manifestazione più importante è quella di Roma che ha visto alternarsi sul palco i tre leader sindacali nazionali, Bonanni, Angeletti e Camusso. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha rivolto un appello al presidente del Consiglio, Enrico Letta, “affinché trovi il coraggio di rimanere coerente con quanto ha detto, dando un segnale ai lavoratori e ai pensionati. Se non lo farà perderà il loro consenso e presterà il fianco a tanti populisti”.
A queste parole si aggiungono quelle di Luigi Angeletti, segretario della Uil, che ha aggiunto: “Solo mantenendo tutte le promesse con i fatti i cittadini potranno ritrovare un po’ di fiducia nella politica. Non ci sono più tempi supplemetari per il Paese, la campana sta suonando per gli ultimi minuti. Adesso è il momento di trovare persone che abbiano il coraggio di fermare tutto questo”.
Infine il segretario della Cgil, Susanna Camusso, ha chiesto “un cambio di passo da parte del governo. Solo attraverso provvedimenti che vengano incontro ai cittadini potranno ottenere il nostro consenso, senza annunci , né discorsi. A galleggiare, questo paese va alla rovina e noi il paese alla rovina non lo vogliamo portare”.
Contemporaneamente, nelle piazze italiane, hanno preso il via le manifestazioni organizzate a livello locale. A Cagliari un centinaio di persone si sono radunate in piazza del Carmine per un sit-in che sta cercando di coinvolgere i lavoratori e gli acquirenti del mercatino di Natale che si trova lì vicino in attesa di consegnare un documento con le richieste avanzate oggi al vice prefetto Andreina Farris. Il segretario generale della Cisl sarda, Oriana Putzolu, pone l’attenzione anche sui problemi locali e l’indigenza di uno strato sociale che diventa sempre più ampio, data la presenza, in base ai dati in possesso del sindacato, di “400 mila poveri, 147 mila disoccupati e 30 mila cassintegrati”.
A Bari un corteo ha percorso le strade della città prima di concentrarsi in piazza della Prefettura. Lì il segretario organizzativo della Uil nazionale, Carmelo Barbagallo, ha tenuto a sottolineare le differenze con la protesta del Movimento dei Forconi: “Le nostre manifestazioni sono molto dure ma legali – ha commentato -. Noi vogliamo rappresentare la gente che non ha soldi da spendere in un sistema dove le aziende italiane per il 75% producono per il mercato interno e oggi chiudono con i lavoratori che vengono licenziati”.
Barbagallo ha elencato quelle che potrebbero essere le soluzioni da adottare senza andare a toccare le tasche degli italiani: “Abbiamo indicato al governo una serie di tagli da mettere in pratica, a partire dal milione e centomila persone che vivono di politica, dalle 30mila stazioni appaltanti, dalle 7.500 aziende pubbliche di trasporto al posto delle quali ne basterebbe una per regione per risolvere il problema”.
A Palermo, Catania e Messina, si sono radunati in migliaia al grido di “cambiare musica”. Slogan scelto ad hoc, visto il coinvolgimento dei musicisti delle principali orchestre e istituzioni culturali siciliane che stanno vivendo un momento di grossa crisi.