Tanti colori, tante voci: Johannesburg si è svegliata sotto un cielo grigio, la pioggia accompagna l’ultimo viaggio di Nelson Mandela. Da mercoledì la sua salma sarà esposta per tre giorni a Pretoria, poi il 15 dicembre a Qunu, il suo villaggio natale, si svolgeranno i funerali solenni.
Lo Fnb Stadium di Johannesburg a Soweto accoglie oggi 90 leader mondiale e centomila persone per la grande commemorazione di Madiba. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è atterrato all’aeroporto militare di Waterklop con l’Air Force One.
Anche il premier italiano Enrico Letta è arrivato a Johannesburg, dove è attesa anche il presidente della Camera Laura Boldrini: “Nelson Mandela è stato un esempio per tutta l’umanità”, ha dichiarato il presidente del Consiglio al suo arrivo.
Un corteo di macchina nere transitano per Johannesburg portando i leader mondiali allo stadio di Soweto. Tra i pochi a parlare potrebbero esserci il segretario delle Nazioni unite Ban Ki-Moon, il segretario cinese Xi Jimping, il presidente cubano Raul Castro e ovviamente Barack Obama. Grande assente il Dalai Lama.
“Non era un’icona, era un uomo in carne ed ossa”, che ammetteva le sue imperfezioni ed è per questo che “lo amavamo così tanto”, ha detto Obama nel suo elogio funebre. Con un discorso appassionato e ispirato il leader Usa ha ripercorso la vita del presidente sudafricano descritto come “l’ultimo grande liberatore del XX secolo”.
“Grazie Sudafrica per aver condiviso con noi Mandela”. “Come Gandhi ha portato avanti un movimento che sembrava avesse poche possibilità di successo, ha dato una voce potente alle rivendicazione degli oppressi e alla necessità morale di una giustizia razziale”.
Dinanzi ai ‘grandi del mondo’, ma anche a leader contestati come il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, Obama ha ricordato che troppi oggi celebrano Madiba, ma in realtà non tollerano il dissenso dei loro popoli. “Ha reso me un uomo migliore”, ha aggiunto infiammando gli animi. “Non vedremo mai un altro come Mandela”, ma i giovani devono ispirarsi alla sua capacità di cambiare quel che sembra impossibile: “Trent’anni fa, quando ero ancora uno studente, ho conosciuto Mandela e la sua lotta. Ha mosso qualcosa in me, ha risvegliato le mie responsabilità verso gli altri e verso me stesso. E mi ha condotto – ha continuato in un crescendo – verso un improbabile cammino che mi ha portato oggi qui”.
L’omaggio è stato corale, perché come ha detto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, Mandela è stato il miglior esempio degli ideali delle Nazioni Unite, “un albero di baobab le cui profonde radici hanno raggiunto l’intero pianeta”. Per Castro, che ha stretto la mano a Obama, è stato “un profeta della riconciliazione” e per Letta “un esempio per tutta l’umanità”.