Cos’è successo veramente ieri a Torino, quando i poliziotti hanno tolto i caschi? Dopo il lancio di molotov, lacrimogeni, pietre e gli scontri, con l’arrivo degli ultras di Juventus e Torino uniti per una volta nella protesta, quando ormai i commercianti si allontanavano dal capannello e dal caos, è arrivato il gesto che ha lasciato tutti di sasso.
I poliziotti delle prime fila hanno slacciato i caschi antisommossa e li hanno tolti, mettendoli sotto il braccio: l’ovazione di Piazza Castello nel capoluogo piemontese viene ripresa da centinaia di cellulari. Nessuna pietra, nessuna bomba carta: poliziotti e manifestanti si sono ritrovati all’improvviso dalla stessa parte.
Poi arriva la voce dalle Questure: “Lo stato di allarme era concluso, si è trattato di un gesto ordinario”. Eppure quei caschi sotto braccio non si erano mai visti nel pieno di uno scontro e la folla di Piazza Castello l’ha percepito: “Siete come noi, siete dalla nostra parte”. Stessa storia poi a Genova, dove i cittadini hanno incitato le forze dell’ordine a emulare i colleghi piemontesi: “Giù i caschi, giù i caschi”.
Scene quasi paradossali, difese a spada tratta dal Siulp, che ha rivendicato la vicinanza della polizia ai cittadini e ha conferma l’importanza di quel gesto semplicissimo: “Togliersi il casco in segno di manifesta solidarietà e totale condivisione delle ragioni a base della protesta odierna di tutti i cittadini che hanno voluto gridare basta allo sfruttamento e al soffocamento dei lavoratori e delle famiglie italiane, è un atto che per quanto simbolico dimostra però che la misura è colma e che i palazzi, gli apparati, e la stessa politica ormai sono lontani dai problemi reali dei cittadini e troppo indaffarati ai giochi di potere per la propria sopravvivenza e conservazione della casta”, afferma il segretario generale del sindacato, Felice Romano.
Un appello diretto al ministro degli interni Alfano, alla politica e al Paese stesso: “Quanto accaduto a Torino, Genova e in tutte le alte città merita un plauso”.
Le forza armate sono al centro dell’attenzione anche oggi dunque, con la lettera di Beppe Grillo: “Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l’Italia allo sfacelo”
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