Violando il sistema informatico delle facoltà, avrebbero modificato voti o fatto risultare superati esami non sostenuti a studenti dell’università di Catania. È l’accusa contestata a due dipendenti dell’ateneo etneo ai quali militari della guardia di finanza del comando provinciale, nell’ambito di un’inchiesta su false lauree, hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare.
Il provvedimento, emesso dal Gip su richiesta della Procura della Repubblica di Catania, ipotizza i reati di falso in atto pubblico, corruzione ed accesso abusivo al sistema informatico dell’ateneo. Le indagini della guardia di finanza sono state coordinate dal procuratore aggiunto Michelangelo Patané, coordinatore del pool per i reati contro la pubblica amministrazione.
Agli arresti domiciliari sono finiti Giovanbattista Luigi Caruso, di 50 anni, e Giuseppe Sessa, di 59 anni, entrambi dipendenti dell’Universita’ di Catania – Facolta’ di Medicina. I due indagati, raggiunti da un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Catania su richiesta della locale Procura, devono rispondere dei reati di falso in atto pubblico, corruzione ed accesso abusivo al sistema informatico.
Caruso è addetto all’ufficio di segreteria della Facoltà di Medicina, mentre Sessa e’ dipendente dell’Ateneo con mansioni di autista. Entrambi sono rimasti coinvolti, nell’ambito delle indagini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, insieme a due studenti di Medicina, che risultano indagati per gli stessi fatti. In pratica, secondo quanto accertato dagli investigatori, avrebbero falsificato la documentazione universitaria e inserito fraudolentemente nell’archivio informatico dell’Ateneo la registrazione di materie di cui non era mai stato sostenuto il relativo esame.
Ciò avrebbe consentito di far risultare come sostenuti 20 esami complessivi, 19 per uno studente ed 1 per l’altro, di fatto mai effettuati. In cambio i due indagati avrebbero ottenuto somme di denaro e altre utilità. Uno degli studenti ha conseguito la laurea in medicina e dunque il possibile accesso alla professione medica.
Gli studenti, secondo quanto hanno scoperto le fiamme gialle, si sarebbero rivolti a Sessa per avviare la procedura. Questi, a sua volta, avrebbe svolto il ruolo di intermediario con Caruso che, con propria password, avrebbe fatto accesso al Centro elettronico dell’Ateneo e provveduto ad effettuare le false registrazioni degli esami, in coincidenza con le varie sessioni di esami.
Gli investigatori stanno vagliando ulteriori posizioni relative ad altre persone. Determinante per il buon esito delle indagini è stata la collaborazione da parte dei vertici e dei dipendenti dell’Ateneo catanese. L’Università ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti dei due dipendenti e nei confronti dei due studenti, per uno dei quali è stato disposto l’annullamento della laurea in medicina, già conseguita qualche mese addietro. L’autorità giudiziaria non ha ritenuto avanzare richiesta di misura cautelare anche nei confronti dei due studenti, in quanto, avrebbero reso ampia collaborazione.
“Abbiamo sin dall’inizio offerto la più ampia collaborazione alle forze dell’ordine e dei magistrati inquirenti affinché venisse fatta piena luce su una vicenda che abbiamo provveduto noi stessi a segnalare all’opinione pubblica e a denunciare alla magistratura”. Lo afferma il rettore di Catania, Giacomo Pignataro, sugli arresti due dipendenti dell’ateneo nell’ambito dell’inchiesta su esami superati senza essere stati sostenuti. “Gli esiti dell’indagine della guardia di finanza coordinata dalla Procura – aggiunge il rettore – confermano quelli della verifica amministrativa interna che avevamo immediatamente svolto, subito dopo aver ricevuto una segnalazione anonima. A seguito di quelle verifiche, abbiamo subito disposto l’annullamento degli esami e, conseguentemente, della laurea illecitamente conseguita dallo studente in questione lo scorso 22 ottobre, attivando i procedimenti disciplinari previsti dalle norme vigenti nei confronti dei dipendenti coinvolti”.
“Siamo sinceramente dispiaciuti che ciò sia potuto accadere a seguito di illeciti commessi da personale dell’Ateneo – conclude il rettore Pignataro – ma al tempo stesso ribadiamo che l’Università di Catania continuerà ad operare e a vigilare concretamente affinché non si ripresentino altri casi analoghi, che vanno assolutamente condannati e severamente perseguiti”.