I giudici della Corte Costituzionale chiamati a decidere sulla legittimità dell’attuale legge elettorale sono riuniti in camera di consiglio. Premio di maggioranza alla camera e al Senato e l’esclusione del voto di preferenza, questi i punti su cui la Consulta dovrà esprimersi.
Ieri a palazzo della Consulta si è svolta l’udienza pubblica in cui è stata illustrata l’ordinanza di rimessione con cui la Cassazione, nel maggio scorso, ha sollevato la questione di legittimità davanti ai ‘giudici delle leggi’.
Il ministro per le Riforme, Gaetano Quagliariello, ha però voluto precisare che se il Parlamento non dovesse riuscire a varare la nuova legge elettorale, come annunciato da Letta, “interverrà il governo, non per decreto, ma in un altro modo. Lo deve fare perché questo governo tra i suoi punti programmatici aveva e ha la riforma delle istituzioni”.
Queste le dichiarazioni rilasciate dal ministro a Prima di tutto, su Rai Radio1. “Io credo che l’Italia debba cambiare il proprio assetto istituzionale – ha aggiunto -, non possiamo più permetterci di avere due Camere che fanno la stessa cosa. Nessuna legge elettorale ci può garantire la stabilità. Un governo italiano in media dura 18 mesi, mentre nel resto d’Europa la media è di 4-5 anni”.
“Per quanto riguarda la legge elettorale – ha concluso Quagliariello – essa può essere di due tipi: o con i collegi uninominali o con le liste, e in questo caso ci devono essere le preferenze. Ma in entrambi i casi devono essere i cittadini a scegliere. Uninominale a turno secco o a doppio turno? Sulla formula da adottare, noi del Nuovo centrodestra non abbiamo preclusioni di sorta, basta che la legge elettorale consenta ai cittadini di scegliere i parlamentari e che assicura al Paese stabilità”.
“I gruppi parlamentari – ha detto il presidente del Senato, Piero Grasso – non riescono a trovare un accordo politico, dimostrando di non sentire la marea montante di una rabbia che si riverserà, più forte di prima, contro tutti i partiti. Se lo stallo dovesse continuare, nonostante i recenti sviluppi politici, non esiterò un attimo a sostenere il trasferimento di questo tema alla Camera dei Deputati”.
Torna sul tema anche il candidato alle primarie del Pd Matteo Renzi che su Twitter scrive: “La Corte Costituzionale ha deciso che deciderà se decidere il 14 gennaio. In attesa che decidano loro, ci diamo una smossa noi?”. Duro, e come sempre al confine col rispettoso, il commento del leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo: “I responsi della Corte Costituzionale hanno la velocità di un gasteropodo quando si tratta dei privilegi dei partiti, come è avvenuto per il Lodo Alfano e per la legge elettorale Porcellum”, ha scritto Grillo sul suo blog.