La chiamano “Lista dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia”, ma sul sito del Ministero dell’Interno non ci sono, oggi, che otto foto segnaletiche. Gli esponenti della Camorra, Marco Di Lauro e Pasquale Scotti; i boss siciliani Matteo Messina Denaro e Giovanni Motisi; tre appartenenti della ‘Ndrangheta Ernesto Fazzalari, Giuseppe Giorgi e Rocco Morabito; Attilio Cubeddu della Anonima Sequestri (guarda le foto e le schede). Solo otto persone, dunque, da rintracciare e arrestare perché il nostro Paese sia più sicuro e la criminalità organizzata almeno in parte sconfitta? No, ovviamente. Pare ci sia un trucco dietro a questa formazione ridotta di criminali latitanti, una “manovrina” di marketing delle Forze dell’Ordine dietro a questo schema.
Nata nel luglio 1992, nel periodo stragista, la lista dei latitanti più pericolosi d’Italia, stilata nell’ambito del Programma speciale di ricerca del Gruppo integrato interforze per la ricerca dei latitanti più pericolosi (GIIRL), è sempre stata composta da 30 nomi. Almeno fino al 2009. A fianco alla lista principale, vi era, infatti, una lista “cadetta” di altri 100 nominativi: una sorta di serbatoio di criminali latitanti di serie B che, man mano che si andavano arrestando gli uomini della lista principale, venivano promossi nell’elenco superiore. Ma di questa lista non se ne sa più nulla. Non ce n’è traccia sul web. Non ci sono più stati travasi.
Ieri, per esempio, all’arresto dei due latitanti messinesi Vincenzino e Calogero Mignacca – il più piccolo dei quali si è suicidato – si è detto che i due fratelli appartenevano alla lista dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia. In realtà la lista pubblicata sul sito del Ministero dell’Interno è la stessa dal 20 settembre 2013.
Sembrerebbe infatti che il governo abbia smesso di aggiornare e travasare i nomi delle liste, sotto la gestione del ministro dell’Interno, Roberto Maroni – che degli arresti eccellenti aveva fatto il suo cavallo di battaglia – per restituire l’impressione di una lotta alla criminalità organizzata che procede, che va avanti, seppur lentamente, costantemente negli anni, portando a segno di tanto in tanto colpi significativi.
Assecondando questa strategia, per il Ministero dell’Interno italiano sono quindi soltanto otto i latitanti più pericolosi d’Italia. O meglio, saranno anche di più, ma noi non li conosciamo. Non è più richiesto “lo spirito di collaborazione della collettività – come è scritto sul sito – con le forze di polizia nel settore della ricerca di pericolosi malviventi”. E non ha più senso dire che alcuni arrestati appartenevano alla lista dei “30”. Quando qualcuno degli otto sarà arrestato, i giornali potranno titolare: “Preso X, faceva parte della lista degli 8 latitanti più pericolosi d’Italia”.