Il pentito Nino Giuffrè, deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia, è convinto che “parte dei documenti presi a casa di Totò Riina siano finiti a Messina Denaro”. Il collaboratore di giustizia ha risposto alle domande dell’avvocato Basilio Milio, legale degli ufficiali dell’Arma, Mario Mori e Antonio Subranni. “Provenzano mi disse che a casa di Riina c’erano documenti, tra cui lettere che i due si erano scritti”, ha aggiunto.
L’ultimo covo di Riina non venne mai perquisito dai carabinieri del Ros di Mori e fu poi ripulito da una squadra di mafiosi. Secondo l’accusa, la mancata perquisizione avrebbe fatto parte dell’accordo che i militari del Ros avrebbero stretto con Provenzano. Il padrino di Corleone, per la ricostruzione della procura, consegnò ai carabinieri Riina in nome della trattativa avviata con pezzi dello Stato ottenendo in cambio l’impunità.