Samuele Caruso, l’assassino di Carmela Petrucci, seppur reo confesso, non dovrebbe scontare l’ergastolo. Gli esperti nominati dal giudice Daniela Cardamone hanno stabilito che l’imputato, 23 anni, quando aggredì a coltellate le due ragazzine, era capace di intendere, ma non di volere, in quanto la sua volontà era dominata da pensieri paranoici ed era in vigore la parte impulsiva, esplosiva della sua personalità. Il femminicidio avvenne il 19 ottobre dell’anno scorso, in via Uditore, a Palermo.
L’agguato scattò nell’androne di un palazzo. Ad essere assassinata fu la diciassettenne, Carmela Petrucci, mente la sorella Lucia, oggi 19enne, rimase ferita. Era lei, il vero obiettivo dell’ assassino, la sua ex fidanzata. Insomma, Caruso, secondo i periti – come riportano alcuni quotidiani – capiva, ma la sua capacità era grandemente scemata. E poi l’omicida è socialmente pericoloso, perché in presenza di situazioni particolari si potrebbero riattivare in modo non prevedibile analoghi comportamenti criminosi; tuttavia, non agì con premeditazione.
La perizia dello psichiatra Alfonso Accursio e della psicologa Giovanna Manna esprime il vizio parziale di mente, la mancanza di un’aggravante fondamentale e la pericolosità sociale, sinonimi di sconti consistenti e di possibile condanna a scontare una parte della pena in ospedale psichiatrico. Circostanze che, unite al rito abbreviato scelto dall’imputato, potrebbero portare a una pena sotto i vent’anni. O meno. L’ ultima parola toccherà al Gup Cardamone, che da oggi celebrerà il giudizio. Ma gli esperti cui si è affidata hanno confermato le tesi dei consulenti della difesa.
Il pm ha chiesto un rinvio per analizzare la perizia. Il processo è stato rinviato al 13 dicembre.