Silvio Berlusconi non è più parlamentare. Il Senato ha bocciato con voto palese tutti i nove ordini del giorno presentati per impedire la sua decadenza. È questo l’epilogo di una vicenda che si trascina dal momento in cui la Cassazione ha reso definitiva la condanna dell’ex premier per il processo Mediaset. “Una sentenza basata su teoremi e congetture, che grida vendetta davanti a Dio e agli uomini”, ha attaccato Berlusconi.
Il Cavaliere – titolo che tra l’altro potrebbe perdere proprio per effetto della decadenza dalla carica di senatore della Repubblica – ha preferito non essere presente a Palazzo Madama dove si compiva quello che ha definito il suo “omicidio politico”. È stato invece in strada, alla manifestazione organizzata dai suoi sostenitori in via del Plebiscito, davanti alla sua residenza, Palazzo Grazioli, circondato dall’affetto dei suoi fedelissimi a cui ha promesso: “Sono qui, non mi ritirerò, combatterò anche dall’esterno delle Aule del Parlamento”. Poi Berlusconi ha preso la via di Ciampino, dove un aereo lo aspettava per portarlo ad Arcore dalla sua famiglia.
Quella di Berlusconi è una storia lunga vent’anni, segnata in particolare dal susseguirsi di processi, 57 dal 1994, anno della discesa in campo, a oggi. “Il Parlamento è soggiogato dalla Magistratura”, ha attaccato Berlusconi. “Questo Paese e questa democrazia devono vergognarsi per quello che mio padre sta subendo”, ha scritto in una nota Marina Berlusconi, figlia maggiore dell’ex premier. “Questa politica dovrà pentirsi di essersi ancora una volta arresa ad una magistratura che intende distruggere chiunque provi ad arginare il suo strapotere”.
Al posto di Silvio Berlusconi subentra in Senato il primo dei non eletti in Molise, collegio in cui il presidente dell’allora Pdl aveva scelto di essere eletto, Ulisse Di Giacomo, che però ha già fatto sapere che le sue preferenze dopo la scissione vanno al Nuovo Centrodestra di Alfano.