Diventa sempre più teso il clima nel Pd in vista del verdetto finale di dicembre. Matteo Renzi, da Prato, davanti ai suoi sostenitori, ribadisce: “Vinco io e se il governo non fa quello che chiediamo, finish”.
E i commenti non si fanno attendere. D’Alema sostiene che il sindaco di Firenze è “una persona ragionevole” e non capisce “cosa possa guadagnarci un leader del Pd a fare da spalla a un Brunetta o a una Santanchè”. E sfida il rottamatore sul suo stesso campo, convinto che “anche con Renzi segretario, il Pd non farà cadere il governo”.
Renzi non ci sta e cavalca il malcontento della base sulle larghe intese: “Il Pd porterà il governo ad ottenere risultati per le riforme istituzionali e la legge elettorale perché ha la maggioranza dei voti”. Poi incalza ancora Letta: “In questi mesi hanno detto fai il bravo sulla Cancellieri, sull’Imu, su Alfano. La pazienza è finita, ne hanno abusato e ora usino un po’ delle nostre idee”.
E i sostenitori del governo nel Pd insorgono, Marco Meloni in testa, convinto che il sindaco di Firenze “così ha superato il limite. Da chi si candida a guidare l’Italia ci si attende di più che invettive e minacce. Le riforme di cui parla sono quelle del programma di governo che ha rispettato tutte le tappe previste”.
A rincarare la dose ci pensa Gianni Cuperlo che dipinge sempre più il rottamatore come una sorta di nuovo Cavaliere che vuole “riprodurre il ventennio magari con una nuova veste”, un paragone, questo, che non fa che incendiare il livello dello scontro con il suo sfidante.